Intervista ad Annina Nosei



Il rapporto con lo zio filologo e l'influenza della filologia


Annina Nosei ricorda la figura dello zio filologo, Giorgio Pasquali, e in particolare un episodio della sua infanzia. Inoltre riconosce nella sua familiarità con la filologia l'origine dell'interesse per l'aspetto linguistico dell'arte.

soggetti:
segno; filologia

persone citate: Pasquali, Giorgio [zio] ; Twombly, Cy [artista]

trascrizione:
F.C.: Facciamo un passo indietro, poi ritorniamo a Rauschenberg.
Giorgio Pasquali?

A.N.: Pasquali è stato molto sconvolto dalla seconda guerra mondiale, anche perché tutta la preparazione dei greci e dei filologi era tedesca, e la delusione è stata molto grande. È stato quindi molto disturbato mentalmente ed è stato in un'istituto. È uscito, ma non voleva uscire di casa. Io ero piccola, e sia io che mio cugino passavamo del tempo con lui. Andavamo in montagna d'estate a Zuel, vicino a Cortina, e a Zuel c'era il trampolino olimpico. Allora io, le zie, mio padre, eravamo usciti di casa, da questa baita che avevamo affittato, e zio Giorgio e io siamo andati in cima al trampolino, per un po' di tempo. Qui mio zio Giorgio incominciò a fare delle boccacce al mondo. Dopo averne fatte parecchie con me, siamo scesi da questo trampolino. Abbiamo incontrato per la strada mia madre e mia zia che erano molto preoccupate dal fatto che io, piccola, me n'ero andata via con un matto fuori di casa. Soprattutto la zia era molto contenta, perché era la prima volta che mio zio usciva di casa. Era riuscito ad accettare la situazione e a fare le boccacce al mondo con me. E quindi, da quel momento, è cominciato a uscire e io ho cominciato a parlare con mio zio.

F.C.: E quanto ti ha segnata lo studio della filologia, che era una materia così importante per la tua famiglia?

A.N.: Mi è rimasta sempre in mente, ma non è che ci penso.
Se penso all'arte, anche lì mi interessa il linguaggio visuale, piuttosto che le stupidaggini che dicono tutti. E, naturalmente, mi interessa di più l'arte che ha che fare con i segni - per esempio Twombly ecc. -, più di un'arte semplicemente illustrativa.

F.C.: Quindi è rimasto questo interesse per la lingua e per il segno.

A.N.: Sì