Intervista ad Annina Nosei



A Parigi: dal Living Theatre alla Galerie Ileana Sonnabend


Annina Nosei racconta di come ha conosciuto Ileana e Michael Sonnabend durante uno happening in cui lei era stata chiamata a improvvisare e di come da quell'episodio sia scaturito il suo lavoro nella galleria parigina gestita dai coniugi, fra il 1963 e il 1964.

soggetti:
happening; gallerie; mercato dell'arte

persone citate: Dewey, Ken [artista] ; Halprin, Anna [danzatrice] ; Sonnabend, Ileana [gallerista] ; Sonnabend, Michael [gallerista] ; Christo [artista] ; Chamberlain, John [artista] ; Warhol, Andy [artista] ; Rauschenberg, Robert [artista] ; Pistoletto, Michelangelo [artista]

opere:
Dante Drawings, Robert Rauschenberg, 1958-1960
Mondo cane, Gualtiero Jacopetti, Paolo Cavara, Franco Prosperi, 1962
Electric Chair, Andy Warhol

enti e istituzioni:
Biennale di Venezia

trascrizione:
F.C.: Dopo la laurea vinci una borsa di studio Fulbright per andare a fare ricerca negli Stati Uniti. Però c'è un anno intermedio in cui tu attendi di partire, e in quell'anno - se non sbaglio - ti unisci al Living Theatre o a una compagnia teatrale?

A.N.: Sì. Durante l'estate questi e altri sono andati a Parigi, all'opening di Ken Dewey, che aveva messo insieme quelli del Living Theatre, i ballerini di Halprin (non mi ricordo bene il nome) una dalla California, e c'era anche il film "Mondo cane" e la musica di Chet Baker, che faceva questo happening di cui ho fatto parte. Ti ho anche raccontato che proprio in quel momento siccome il director, cioè Ken Dewey, aveva detto a me e a un'altra - che eravamo le più giovani - di fare delle improvvisazioni quando cambiavano le scene... L'idea dell'improvvisazione non è il mio tipo, ma... sono andata a parlare con questa coppia di persone che era Ileana Sonnabend e il marito, e gli ho semplicemente parlato di me. Alla fine di questa conversazione Ileana ha detto: "Beh, allora quando vuoi puoi venire a lavorare da me".
È stato facile per me trovare lavoro. Me l'ha offerto lei. E sono andata a dormire nella casa di Christo, il quale era andato a New York e quindi mi ha affittato la sua casetta che sembrava l'interno di un pacchetto, come il suo lavoro, perché anche sul letto c'era una specie di "burlap" e anche una tendina... insomma era un pacchetto, praticamente l'interno di un pacchetto di Christo.

F.C.: E che anno era? Il 1963? 1964?

A.N.: Sì '63... quasi alla fine. E poi il '64, in cui appunto c'è stata la Biennale di Venezia con Rauschenberg. Ma durante quell'anno ci sono state delle mostre straordinarie da Ileana Sonnabend, per esempio Andy Warhol. E mi ricordo che quando sono arrivati i quadri dall'America, siccome c'era il quadro molto grande, viola, della sedia elettrica, non poteva salire su, nella galleria, perché c'erano le scale, l'hanno dovuto fare entrare dalla finestra e metterlo dentro a una stanza in cui avevamo messo una specie di pannello sopra per tenerlo, finché non si apriva la mostra. E dietro ci abbiamo messo il quadro. Mentre questo quadro saliva da per terra su per l'aria, attraverso la finestra, stava venendo giù la neve. Quindi un po' di neve sopra alla sedia elettrica che saliva. Christo era lì che faceva anche il film. Però prima Sonnabend aveva fatto la mostra di Chamberlain e aveva esposto per la prima volta i disegni dell'Inferno di Rauschenberg. Il marito, Michael Sonnabend, era appassionato di Dante, e voleva assolutamente leggermi in italiano l'Inferno. Tra gli altri c'era anche la mostra di Pistoletto, il quale ha fatto anche delle fotografie a me alla scrivania, che ha messo in un quadro. Non so che fine ha fatto, ma da qualche parte ho (o forse l'ho buttata) la fotografia del quadro, in cui ci sono io che sto alla macchina da scrivere. Ma comunque c'era la mostra di Pistoletto. Però la mostra più bella, secondo me, era quella di Rauschenberg.