Intervista ad Annina Nosei



L'Annina Nosei Gallery a New York


Si ripercorrono alcune delle mostre ospitate presso l'Annina Nosei Gallery e Annina Nosei parla del rapporto di amicizia con alcuni degli artisti da lei presentati.

soggetti:
gallerie; mercato dell'arte

persone citate: Gordon, Kim; Weber, John [gallerista] ; Chia, Sandro [artista] ; Clemente, Francesco [artista] ; Salle, David [artista] ; Paladino, Mimmo [artista] ; Glier, Michael [artista] ; Holzer, Jenny [artista] ; Amelio, Lucio [gallerista] ; Tatafiore, Ernesto [artista] ; Schifano, Mario [artista] ; Sonnabend, Ileana [gallerista] ; Mirri, Sabina [artista] ; Ontani, Luigi [artista]

trascrizione:
F.C.: Perché tu apri la galleria poi l'anno successivo, nel 1980, giusto? E dove la apri?

A.N.: A 100 Prince Street, perché lì ho trovato uno spazio che mi piaceva e che costava molto poco, pochissimo. Ho messo un po' a posto e ho fatto una mostra di gruppo all'inizio con la collaborazione di Kim Gordon, che lavorava per me, e poi dopo, in estate, ho iniziato con delle mostre anche di artisti che venivano dall'Italia. Ho un catalogo con le liste. Non è che me li ricordo tutti.

F.C.: Adesso ripercorriamo alcuni di quei nomi, ma prima volevo sapere com'era il quartiere di Soho all'inizio degli anni Ottanta? Era ancora La Mecca dell'arte contemporanea a New York?

A.N.: C'erano le gallerie che abbiamo detto, c'erano dei loft. Era un po' abbandonata, ma adesso è tutta un'altra cosa. Adesso è il quartiere della moda, grazie a Prada, attraverso di me, perché Prada aveva deciso di fare il negozio di Miu Miu a 100 Prince Street.

F.C.: Perché Prada apre dove tu avevi la galleria, giusto?

A.N.: Sì, è lui che ha deciso che quello era il posto giusto. Perché poi, tra l'altro appunto, all'angolo della strada ha fatto il grosso negozio di Prada.
Dopo di lui sono venuti tutti lì. E io sono andata a Chelsea e mi ricordo che John diceva, se vai a Chelsea non verrà nessuno alla galleria perché non ci sono gallerie, e invece sono venuti tutti lì.

F.C.: E qual è la mostra con cui hai aperto la galleria all'inizio, nel 1980? È una mostra di gruppo?

A.N.: Quella di gruppo è questa che ti ho detto, che ho aperto con l'aiuto di Kim Gordon. Dopo invece no.

F.C.: Guarda, io ho qualche immagine. Vediamo se ci dice qualcosa in più. Questo dovrebbe essere il group show del maggio.

A.N.: Vedi, questo è un Chia, questo è Clemente.

F.C.: Quindi c'erano Chia, Clemente, David Salle, Mimmo Paladino.

A.N.: Dove le hai trovate queste fotografie?

F.C.: Nel tuo archivio.

A.N.: Michael Glier, che è il marito di Holzer.
Questo è David Salle.

F.C.: Quindi nel novembre del 1980. E poi altre collettive. Quali erano gli artisti italiani con cui lavoravi di più in questo momento e perché avevi scelto di aprirti all'arte italiana anche tu?

A.N.: Non lavoravo molto con loro. Io facevo la mostra di gruppo con le opere. Io avevo già mostrato Sandro Chia in alcune mostre precedenti.
Direi che la mostra più importante e con più opere è quella di Paladino, il quale ha fatto una bellissima mostra, grande, da me, e ne ha fatta una anche - più o meno lo stesso periodo - alla Goodman Gallery. Sono andata a trovarlo.
Ma molti erano quelli che mi ispiravano da Lucio Amelio, come per esempio Tatafiore.

F.C.: Qua siamo nel 1983. La mostra di Schifano, quella di cui ci parlavi prima e che lui ha organizzato mentre stava ad Ansedonia, giusto?

A.N.: Sì.

F.C.: Era presente all'inaugurazione?

A.N.: No, lui stava in prigione. E le opere mi sono arrivate senza di lui.

F.C.: E che accoglienza avevano le opere di Schifano e degli altri italiani a New York in quelle date?

A.N.: Io vendevo tutto, purtroppo. Ileana Sonnabend era molto sorpresa. Lei è venuta subito a vedere (la mostra di Schifano), perché lei avrebbe voluto mostrarlo a New York negli anni '60, ma quando aveva deciso di fare la mostra, era venuta a Roma - me l'ha detto lei - era molto delusa da quello che lui gli ha fatto vedere, che erano le cose di plastica, oppure le televisioni. Quindi non più quei bellissimi quadri, non proprio monocromi, ma astratti, degli anni '60. Quell'anno lì Mario non li ha fatti e Ileana c'è rimasta male. Non gli sono piaciuti i lavori nuovi e la mostra non l'ha fatta. Mario c'è rimasto male probabilmente, però ha voluto fare un'altra cosa.

C.Z.: Aveva contatti diretti con gli artisti oppure i contatti erano mediati da gallerie italiane?

A.N.: Io ero in contatto con gli artisti non con i galleristi.

C.Z.: Aveva rapporti personali con loro.

A.N.: Non erano veramente contatti con loro. Erano contatti con le loro opere. Sì. Ero amica personalmente con Sabina Mirri. Quando sono venuta a New York le avevo dato il mio appartamento di Roma per viverci e per fare le mostre di quadri nel salotto... a pranzo.

F.C.: E di Luigi Ontani?

A.N.: E di Luigi sono sempre stata amica, da tanto tempo. Quindi sì. Vedo che in questa mostra di gruppo c'è un bellissimo quadro suo.

F.C.: Sì, due quadri di Luigi Ontani e uno di Sabina Mirri. E questa era la mostra "The European Expression".

A.N.: Quindi tu hai trovato questo in archivio?

F.C.: Sì. Ma a casa tua a New York.