Intervista a Dora Stiefelmeier



L'esperienza con DWF


Stiefelmeier racconta le sue prime esperienze romane e l'incontro con Ida Magli e la redazione di DWF

persone citate: Basso, Lelio [Avvocato] ; Marx, Karl [Filosofo] ; Magli, Ida [Antropologa] ; Scarcia Amoretti, Biancamaria

enti e istituzioni:
IDOC [centro di documentazione] ; Palazzo Doria Pamphili [Museo] ; Fondazione Basso; Donna Woman Femme, DWF, [Rivista] ; Famiglia Cristiana [Settimanale] ; Il Messaggero [Quotidiano]

trascrizione:
R.P.: Direttamente a Roma?

D.S.: No, prima a Venezia e poi a Roma nel 1969. A Roma la prima sorpresa fu che la mia laurea in sociologia non venne riconosciuta, mi dissero che non esisteva il corrispettivo in Italia e questo, in un certo senso, mi ha precluso un'attività accademica che forse era anche un po' la mia inclinazione.
Ho dovuto quindi cercare lavoro, perché dovevo sostenermi, ed ho risposto ad un annuncio su Il Messaggero, cercavano per un centro di documentazione delle persone con formazione in sociologia o in scienze politiche. Mi presentai e con mia grande sorpresa si trattava del Vaticano che per un loro centro, l'IDOC (...), un centro di documentazione, cercava un collaboratore. Eravamo in parecchi e quando toccò a me parlare con il padre superiore, un domenicano,(...), io dissi "mi dispiace di farle perdere tempo, non credo di essere adatta per voi. Io sono di educazione protestante, atea e laureata in Marxismo-Leninismo, chiaramente ho sbagliato posto." ma lui mi disse "è lei che cercavo". Quindi presi questo posto perché erano gli anni della teologia (...) della rivoluzione e non eravamo al Vaticano, eravamo a Piazza Navona a Palazzo Doria Pamphili. Dentro il Vaticano volevano capire cosa avessero in mente questi preti rivoluzionari e quindi avevano bisogno di qualcuno che un po' capisse, in più erano richieste molte lingue al Vaticano, si leggeva in 8/9 lingue quindi eravamo tutti stranieri a presentarci. Questo è stato il mio inizio a Roma, poi da lì mi ha intercettata Lelio Basso che mi chiese perché stessi lavorando con i preti e mi invitò a lavorare con lui. Ho collaborato con Lelio per diverso tempo, ma nella Fondazione ero esterna. Ho seguito per lui le epistole di Karl Marx con (...) e con altri, circa settemila pagine. Lì mi ha intercettata la sociologa Ida Magli grazie ad un conoscente brasiliano, anch'egli sociologo, la andai a trovare e parlammo, lei mi disse "sai, abbiamo fatto una rivista che si chiama DWF, Donna Woman Femme, e abbiamo bisogno di relazionarci con altri paesi perché ci sono le femministe in America, addirittura in Egitto, in tutti i paesi Scandinavi, però noi del gruppo abbiamo bisogno di qualcuno che parla bene le lingue e che capisce ciò di cui parliamo". Così ho iniziato con DWF, come segretaria di redazione praticamente. Poi dopo quattro numeri, dopo un anno, DWF è esplosa per una questione che se vuoi ti racconto. Erano gli anni dell'autodeterminazione, "l'utero è mio", le decisioni sull'aborto, e Ida Magli andò da Famiglia Cristiana a rilasciare un'intervista e a nome di DWF disse che noi eravamo contrarie all'aborto.
Successe un putiferio perché soprattutto le redattrici dissero "non è possibile che tu parli a nome di tutta la rivista, se questa posizione è tua va bene", lei era una ex suora quindi era anche comprensibile, però non poteva fare questo discorso a nome della rivista quindi DWF saltò.
Venne fondato un nuovo DWF, rivista poi esistita per tantissimi anni, da cui la Magli uscì e le nuove redattrici fummo Biancamaria Scarcia come islamista, ed io come sociologa. Ecco come sono arrivata a DWF, poi lì ho avuto delle amicizie bellissime con le compagne, è stato un bel periodo.

R.P.: Questa esperienza, tu mi dicevi, in realtà ha viaggiato su binari paralleli, diversi.

D.S.: Sì, però alla fine con Lelio Basso si esaurì il lavoro, poi feci questo. Ero una redattrice però ero anche molto presente nella stesura dei numeri. Con il nuovo DWF si decise di basare ogni numero su una tematica, per esempio "le donne e la ricerca scientifica", "le donne e la storia", "le donne nella letteratura", ogni numero aveva un focus ed erano sempre saggi di tipo universitario.
La rivista era molto rivolta alle donne piuttosto che a un pubblico promiscuo. Il problema c'era anche se si era al vertice dell'accademia e della ricerca, comunque c'era uno sguardo delle donne che era differente e che non era tanto ben accolto. Questo è stato un po' il lavoro di DWF.