Intervista a Massimo Piersanti



Gli esordi


Piersanti racconta il suo esordio nel campo della fotografia e le collaborazioni con aziende private come Alitalia

persone citate: Ferrarotti, Franco [Sociologo]

enti e istituzioni:
Alitalia; Regione Toscana

trascrizione:
R.P.: Grazie a Massimo Piersanti per aver accettato l'invito della Sapienza per questa intervista. Ti volevo chiedere se potevi iniziare a raccontarci qualche cosa della tua formazione, di come sei arrivato alla fotografia da altri percorsi, altri lavori, e come sei arrivato a Roma da Napoli.

M.P.: La mia famiglia, che era romana e tedesca -perché mia madre era tedesca e mio padre romano- a un certo punto si è trasferita a Napoli per motivi di lavoro di mio padre quando avevo circa 14 anni.
Diciamo che per circa 7-8 anni ho lavorato in fabbrica, facendo la vita della fabbrica veramente. Quando la società è stata ceduta mi sono ritrovato con un po' di denaro e a cercare nuove possibilità di lavoro. La fotografia era la mia passione, mi trasferii allora a Roma. Devo dire che c'è anche un precedente, mio fratello ha fatto l'accademia d'arte a Napoli. Era un buon pittore, lo è rimasto, anche se ha fatto poco la vita del pittore. A Roma la cosa più ovvia, in quel momento, era il cinema, quindi mi sono rivolto subito a degli amici registi.

R.P.: Che anno era? Ti ricordi?

M.P.: Beh diciamo che erano la fine degli anni Sessanta. Ho vissuto il ‘68 che cominciavo a fotografare le cose in modo po' diverse per me. Poi videro un servizio fotografico dall'agenzia dell'Alitalia, un'agenzia multinazionale americana che seguiva il budget Alitalia, e siccome cercavano un fotografo che potesse seguire una ricostruzione fotografica di molte regioni italiane, presero un fotografo nuovo e mi mandarono in giro un po' dappertutto facendo immagini che sono serviti per i manifesti, per i calendari. Da lì è venuto fuori anche un libro monografico sulla sulle feste popolari italiane, fatto insieme a Ferrarotti, il sociologo. Naturalmente Alitalia mi ha portato poi appresso tutti i clienti possibili immaginabili, come la Regione Toscana, la Sicilia, e tutte le case automobilistiche che avevano bisogno di realizzare immagini fuori dello studio mi chiamavano per sapere dove e come fotografare.
Ho circa 120 campagne di pubblicità sulle spalle, che sono quelle che mi hanno permesso in quegli anni lì di vivere e di poter affrontare anche il discorso dell'arte senza dover pensare a un immediato guadagno, perché all'epoca non c'era guadagno.