Intervista a Massimo Piersanti



Christo a Porta Pinciana


Piersanti ricorda l'intervento di Christo a Porta Pinciana in occasione della mostra Contemporanea, a Roma

persone citate: Christo [Artista] ; Le Noci, Guido [Gallerista]

enti e istituzioni:
Incontri Internazionali d'arte [Centro d'arte]

trascrizione:
R.P.: Tra le altre opere che tu hai documentato in occasione di Contemporanea c'è l'intervento di Christo a Porta Pinciana.

M.P.: Che devo dire è stato una delle più felici, prima di tutto perché è stato come uno spettacolo: la preparazione, il montaggio. Abbiamo agito d'inverno col freddo, a volte col tempo molto duro del gennaio romano. Guardando le foto ho notato che c'era questo problema: a volte non c'era una macchina, a volte ce n'erano molte perché era il primo periodo delle giornate senza auto perché c'era la crisi del petrolio. Ho avuto la fortuna che, essendo il fotografo che lavorava per gli Incontri, per Contemporanea, lui scelse quattro delle mie foto la sera, stampammo tutta la notte quattro foto tirate ciascuna 1e50, io gli portai tutto all'Hotel, in centro a Roma, e lì firmò e numerò tutto quanto.
Devo dire che io feci qualcosa che gli altri non fecero. Venivano tutti fotografi -perché il Messaggero mandava i suoi, lo stesso Paese Sera, Repubblica- il problema è che la maggior parte tirava via, nel senso che rimaneva un'ora, due ore e non si spostavano dal livello del suolo, o da via Veneto o dall'altra parte di di Villa Borghese, il che fa apparire il lavoro come un muro, una cascata di ghiaccio, però poteva essere quasi dovunque. In realtà io chiesi il permesso di andare sui tetti degli alberghi intorno e questo mi ha permesso di inserire un pochino il lavoro nel contesto della città. Mi ero dimenticato di aver fatto anche dei colori, allora il colore era 64 ASA quindi lentissimo, e comunque con un obiettivo grandangolare riuscì a fotografare e adesso sono riprodotte poi allo scanner in altissima qualità.

R.P.: E sono quelle che circolano di più.

M.P.: Esatto. Lui era una persona carinissima, venne col suo gallerista che era Le Noci, questo piccolo pugliese col megafono, fu un happening estremamente divertente devo dire.

R.P.: Un happening perché tu hai assistito anche alla costruzione?

M.P.: Esatto. Questo sali e scendi, gli operai che lavoravano a legare le corde e i teli intorno alle mura all'inizio erano i più scettici, poi piano piano divennero i più difensori perché c'era gente che veniva a prendere l'aperitivo a Via Veneto e diceva "Ma cos'è questa porcheria".

R.P.: So che avevano provato anche a dargli fuoco.

M.P.: Sì, però lì c'era anche l'esperienza di Christo che usò un telo ignifugo per cui fecero un buco ma il telo non prese fuoco.
Fu un lavoro unico in qualche modo. Naturalmente ci sono foto fatte da altri fotografi ma ripeto, nessuno salì.

R.P.: E poi è anche interessante questo passaggio di Christo che l'ha, diciamo, assunta come sua opera la tua fotografia.

M.P.: Esatto, ma questo è cominciato anche prima. Noi mandammo, un mese o due mesi prima mi pare, a Christo a New York delle Polaroid delle mura, ricordo che con me c'era la segretaria- allora era Manuela Di Baglioni (...)- che poi ci siamo ritrovati cucite o attaccate ai suoi lavori.

R.P.: Certo perché lui vendeva anche dei progetti prima dell'esecuzione dell'opera per autofinanziarsi.

M.P.: Sì. Però credo che non sono mai mancati i finanziamenti a Christo, era molto abile devo dire, però quello puoi è stato un lavoro abbastanza clamoroso e forse rivedendo quello fatto sul lago d'Iseo, molto meno film Colossal.

R.P.: Però anche quello ha attirato molto.

M.P.: Sì, molto, però in fondo erano 150-200 m.