Intervista a Massimo Piersanti



Il rapporto con Graziella Lonardi Buontempo


Piersanti ricorda il suo rapporto con la collezionista e mecenate Graziella Lonardi Buontempo, promotrice del centro Incontri Internazionali d'Arte

persone citate: Moure, Gloria [critica d'arte e curatrice] ; Lonardi Buontempo, Graziella [collezionista e mecenate] ; Bonito Oliva, Achille [Critico d'arte e curatore] ; Mauri, Fabio [Artista] ; Scheggi, Paolo [Artista] ; Marotta, Gino [Artista]

enti e istituzioni:
Museo di Santiago; Incontri Internazionali d'arte

trascrizione:
R.P.: E come mai hai deciso di trasferirti?

M.P.: Quando Graziella cominciò ad occuparsi molto di cinema, quindi con Adriana e tutto il gruppo, avevo aperto lo studio a Milano perché le agenzie di pubblicità di Milano me lo chiedevano, e feci grossi lavori a Milano. Nel frattempo si ammalò mio padre, ed è stata una malattia penosa e molto lunga per cui tornai a Roma. Quando purtroppo la storia di mio padre finì io sarei dovuto tornare a Milano, ma avevo lo studio vuoto perché mi avevano rubato tutto, ero abbastanza depresso e quindi non tornai a Milano. Volevo andare in una città solare, mediterranea, e in quel momento Barcellona -come è successo con Berlino e con Lisbona molti anni dopo- attirava. Quando sono arrivato io erano ancora molto, molto indietro devo dire. Le pellicole che noi usavamo abitualmente non si trovavano quindi incontrare un'altra donna forte, positiva, anche se difficile, com'era Gloria Moure, è stato per me trovare un altro personaggio come a Roma Graziella. Graziella era unica, ma lo era dal lato umano, l'altra era un carro armato.

R.P.: Che carattere aveva Graziella Lonardi?

M.P.: Graziella aveva un carattere stupendo, per me era una sorella maggiore, un'amica carissima, magari esistesse ancora oggi. Era una mediatrice nata, una che non si scomponeva mai, non drammatizza mai nulla, cercava sempre vie d'uscita anche in situazioni pazzesche. Era fantastica in questo, unica.
Per esempio quando andavo a Napoli, mi ricordo che lei mi lasciava le chiavi di casa sua e potevo andare a dormire lì tranquillamente. Una settimana prima della sua morte -lei che voleva trasferirsi a Napoli perché non stava bene, aveva bisogno di aria di mare e prese casa a Posillipo- mi disse "Massimo vieni anche tu a Napoli". Io ero tornato da poco dalla Spagna e lei mi disse "Dai su, così stiamo vicini e facciamo un sacco di progetti a Napoli". Io mi ero deciso per il sì, mi ero deciso per andare a Napoli, dove io avevo vissuto poi da ragazzo per cui per me era familiare. Dopo settimane successe questo, stava male, però forse rientriamo in un altro discorso, però è stata un'amicizia unica.

R.P.: Con gli artisti com'era?

M.P.: Quale artista non vorrebbe avere davanti un'interlocutrice come Graziella? Li ha aiutati sempre finché possibile, era sempre disponibile e se c'era qualcosa di veramente difficile riusciva a far capire i perché. Era un personaggio unico. Quello che Graziella otteneva con questa grazia e con questo suo carattere. Dall'altra parte Gloria Moure -al quale sono molto legato- lo otteneva con la forza, una specie di bulldozer però con una visione chiarissima di quello che doveva fare. Però anche lei poi ha avuto problemi perché si scontrava facilmente. Andò a dirigere il Museo di Santiago, dove si chiamò, e alla fine lì in Galizia era diventata pesante per il governo locale e la fecero fuori. Però ecco, due bei personaggi che ho incontrato. Achille naturalmente era l'ideatore di tutto questo dietro, però era meno presente per quello che era il contatto diretto con gli Incontri.

R.P.: E nel comitato chi erano altre figure chiave, anche da un punto di vista organizzativo?

M.P.: All'inizio sono stati i soliti amici consiglieri che erano: Fabio Mauri, lo è stato Scheggi, per un periodo anche Marotta -che non era proprio facile- e poi piano piano Graziella si è servita un po' di tutti e un po' di nessuno. Era anche una persona generosissima in certe cose, anche un po' misteriosa perché di Graziella tu non sapevi mai totalmente tutto, era la sua parte partenopea, quasi orientale direi. È una persona di cui ho un ricordo unico.