Intervista a Massimo Piersanti



La mostra di John Cage all'Espai Poblenou


Piersanti ricorda il lavoro di documentazione realizzato in Spagna all'Espai Poblenou in occasione della mostra di John Cage nel 1991

persone citate: Cage, John [artista] ; Thoreau, Henry David [Filosofo]

enti e istituzioni:
Espai Poblenou [museo]

trascrizione:
R.P.: A volte vanno integrate.

M.P.: Vanno integrate, sono perfettamente d'accordo perché non tutto si può rappresentare bene con l'immagine. Per esempio il lavoro di John Cage a Barcellona, tanto per prendere un esempio, fu una performance e un lavoro pazzesco. A me nella fotografia mancava il suono, era un lavoro estremamente complesso. Non parliamo della parte sotto dove lui ha messo i suoi quadri, sia pur distribuiti poi nelle distanze e nella scelta delle varie serie, con dei bigliettini che lui tirava fuori da un cappello perché era il caso che dettava tutto; il piano di sopra erano 36, se non mi sbaglio, altoparlanti e più o meno altrettanti fuochi da teatro. Per 4 mesi, tutto era controllato attraverso un computer, non veniva mai ripetuta la stessa luce, mai ripetuta la stessa situazione. C'erano sei sedie che ogni pomeriggio venivano cambiate di posizione, quindi illuminate in maniera diversa
continuamente, e il suono erano delle letture di un testo di Thoreau sulla rivolta civile, che parlavano della guerra fra gli Stati Uniti e il Messico, però recitati o letti con una dissociazione di tempo, per cui l'effetto era di un enorme mantra, non riuscivi a distinguere quello che si diceva. È chiaro che se non descrivi quello che è successo le foto non bastano di per sé. Diciamo che la fotografia è una componente a volte migliore del racconto orale, a volte inferiore, a volte può dare anche delle impressioni ingannevoli, su questo sono d'accordo. Col passare del tempo è logico che ci chiediamo "Cosa ho fatto? Cosa ha significato fotograficamente? Cos'è la fotografia rispetto a tutto quello che ho documentato?" Lì ci sarebbe da fare un discorso molto lungo.