Intervista a Ruggero Savinio



Alberto Savinio e la critica


Alberto Savinio con altri intellettuali affronta il problema critico del Surrealismo. Considerato surrealista dai surrealisti, soprattutto per la prima produzione letteraria, Alberto Savinio preferisce non considerarsi tale. Nei suoi confronti e nei confronti del fratello Giorgio de Chirico certa critica non sarà generosa.

soggetti:
Surrealismo; Metafisica; Ritorno all'ordine; Realismo magico; pittura; musica; letteratura

persone citate: Ponti, Gio' [artista, critico] ; Vigorelli, Giancarlo [critico] ; Malaparte, Curzio [scrittore, critico] ; Carrieri, Raffaele [critico, poeta] ; Maccari, Mino [artista]

opere:
Les chants de la mi mort, Alberto Savinio

enti e istituzioni:
Prospettive (Rivista )

trascrizione:
G.T.: Raffaele Carrieri ma anche lo stesso Gio Ponti, Curzio Malaparte, Giancarlo Vigorelli, rappresentarono quegli intellettuali che promossero in qualche modo il Surrealismo in Italia, dove era ancora un movimento poco apprezzato. E forse più che del Surrealismo si fecero promotori di una metafisica vicino al Ritorno all'ordine con una componente magica, fantastica e utopica.

R.S.: Ricordo che la rivista di Malaparte (Prospettive n.1 1940) fece un numero dedicato al Surrealismo dove mio padre prendeva le distanze dal movimento francese nel senso che lui non si considerava surrealista e più che altro faceva il punto sul problema del surrealismo. Un'altra cosa che posso dire sui rapporti con il surrealismo di mio padre è che lui era in qualche modo infastidito dal fatto che i surrealisti o tardo surrealisti francesi lo volessero continuare a confinare con i suoi scritti, soprattutto i suoi primi scritti, come Les chants de la mi mort, nel loro movimento. Invece lui voleva andare avanti, nel senso che si considerava un artista che aveva superato questo periodo. Diceva che lui era interessato alle cose che doveva ancora fare.

G.T.: Anche perché lui amava definirsi una "centrale creativa"?

R.S.: Si è vero, amava definirsi una centrale creativa proprio per il fatto che utilizzava diversi media per esprimersi, quindi sia pittura, sia letteratura, sia musica, ecc… comunque se si parla di un certo atteggiamento della cultura italiana e che fino a quel momento c'era stato il fascismo ricordo anche un gruppo di intellettuali piuttosto ostile. C'era una famosa terzina di Mino Maccari ad esempio, che adesso non ricordo a memoria, sul rapporto dei due fratelli de Chirico con Roma e Parigi. Ma con Maccari successivamente invece c'è stata una bella amicizia e io lo ricordo spesso a casa nostra.