Intervista a Ruggero Savinio



L'arte italiana dalla fine degli anni Cinquanta agli anni Settanta: le percezioni di Ruggero Savinio.


Tra la fine degli anni Cinquanta e la fine dei Settanta l'arte cambia sostanzialmente e prendono vita movimenti come la Pop Art, il Concettuale, l'Arte Povera e la Performing Art. Ruggero Savinio è lontano da questi movimenti di cui ricorda alcuni aspetti.

soggetti:
happening; Arte Concettuale; Arte Povera; Scuola romana; Scuola di Piazza del Popolo; Metafisica; Neo Informale

persone citate: Lebel , Jan Jacques [artista] ; Schifano, Mario [artista] ; Festa, Tano [artista] ; Angeli, Franco [artista] ; de Chirico, Giorgio [artista] ; Savinio, Ruggero [artista]

trascrizione:
G.T.: Secondo te quali cambiamenti evidenti ci sono stati dopo il Sessantotto e per l'arte qualcosa è cambiato?

R.S.: Per l'arte può darsi che sia cambiato qualcosa. Sì dunque mi ricordo Parigi negli anni seguenti il Sessantotto era una città veramente cupa, presidiata dalla polizia, era una città poco invitante e nell'arte forse sì, il Sessantotto ha dato dei semi che poi magari si sono sviluppati nel tempo. Comunque vi ricordo che prima del 68 c'erano già aperture a certe espressioni d'arte come gli happening. Ad esempio uno come Jan Jacques Lebel era molto attivo.

G.T.: Gli anni ‘60 portano quindi dei cambiamenti sostanziali nell'arte. Una cosa che volevo chiederti era a proposito dell'avvento dell'Arte Concettuale e l'Arte Povera in Italia. Che impressione dava viverla in quel momento? Tu come la percepiva da artista?

R.S.: Dunque l'arte povera e il concettualismo sono arrivate dopo parecchio. Si parla di anni ‘70-'80.

G.T.: Diciamo che i primi germi sono stati nel '67, '68, con le prime mostre.

R.S.: Io stando a Parigi non ho seguito neanche quella che viene chiamata scuola di Piazza del Popolo o Seconda Scuola Romana. Conoscevo da lontano Mario Schifano e Tano Festa invece con Angeli ho avuto un rapporto amichevole, di stretta amicizia, ma dopo, quando sono tornato a Roma e abbiamo abitato vicini. Lui aveva lo studio vicino al mio ma stava già molto male.

G.T.: Non tanto in Angeli e Schifano ma in Festa soprattutto, alcuni critici hanno visto un guardare proprio a Giorgio de Chirico e poi anche loro stessi quando li identificavano come artisti pop, dicevano per primi che non facevano pop ma guardavano ad altro. Soprattutto in Festa ci sono proprio dei riferimenti a de Chirico e alla Metafisica.

R.S.: In Festa più che in Schifano ci sono dei riferimenti a de Chirico. Schifano poi io l'ho rivisto, non lui intendo la sua pittura a Milano, perché ho vissuto a Milano per molti anni e ho fatto una mostra nella mia galleria che era la galleria Bergamini. E li ho visto lo Schifano dell'ultimo periodo e che definirei Neo Informale, anche se non dichiarato, e a me tutto sommato interessava di più dello Schifano precedente.