Intervista a Ruggero Savinio



La pittura di Ruggero Savinio


La pittura di Ruggero Savinio e la teoria dell'arte alla base del suo lavoro.

soggetti:
pittura

persone citate: Savinio, Ruggero [artista] ; von Marées, Hans [artista] ; Böcklin, Arnold [artista] ; Feuerbach, Ludwig Andreas [filosofo] ; Giacometti, Alberto [artista] ; Derain, André [artista]

opere:
L'età dell'oro, serie pittorica, Ruggero Savinio
Le Rovine, serie pittorica, Ruggero Savinio

trascrizione:
G.T.: E poi la tua pittura si è sviluppata per temi. Hai realizzato dei temi specifici mantenendo ovviamente uno stile riconoscibile. Questi temi come venivano? Da dove venivano?

R.S.: Venivano casualmente. O da letture, o da altri fatti che ti arrivano e ti colpiscono. Anche fatti di vita. Prima dell'età dell'oro per esempio avevo fatto una serie di quadri che si chiamano i "Giochi d'acqua" dove c'era molto uso del nero e molti colori scuri. Dopo, forse per reagire a tutto questo, "L'età dell'oro" era più solare. Le rovine sono cominciate più o meno dopo questi quadri e il pretesto forse è stato quello di tornare a vivere a Roma. Ma non solo questo. La rovina a cui pensavo non era tanto la rovina nel senso di paesaggio archeologico ma era l'idea della rovina come materiale. Mi interessa molto la materia come fatto peribile che si distrugge e che riguarda tutti noi non solo la pittura.

G.T.: In un'intervista che ti hanno fatto parli di un artista che si chiamava a Hans von Marées, il quale parlava, al livello estetico, dell'immagine non come inizio dell'opera bensì come il suo traguardo finale, ed è un concetto interessante.

R.S.: Sì lui dice anche che è un po' come una gestazione. Von Marées mi interessa molto da diversi anni e mi interessa anche perché era un po' l'antagonista di Bocklin. Quindi non so se c'entra anche un po' non dico polemica, ma una certa distanza forse dal mio nucleo familiare. von Marées era uno che quando diceva questa cosa cioè che i pittori spesso partono dall immagine lui alludeva proprio a Bocklin a Feuerbach, ecc…..

G.T.: Sicuramente artisti con una valenza simbolista e con una forte componente di passato.

R.S.: Sì esatto, il passato e il mito anche ossessivo della grande pittura Veneziana ad esempio e anche il senso dell'impossibilità, cosa che anch'io penso di avere, cioè penso che questo sia l'atteggiamento giusto. E un altro pittore che mi interessa per questo motivo è Derain, anche lui aveva il mito del senso dell'impossibilità. Anche Giacometti parla di Derain e come criterio assoluto quello di fallimento: ovvero che il fallimento è di ogni opera d'arte e ogni opera d'arte quindi comprende il fallimento. E questo credo che sia vero.
Perché l'opera d'arte tendenzialmente vuole arrivare a un assoluto che però è irraggiungibile.