Intervista a Ruggero Savinio



Come si è modificata la critica d'arte dagli anni Cinquanta ad oggi.


I cambiamenti della critica d'arte nel secondo Novecento.

soggetti:
critica d'arte; pittura

persone citate: Poussin, Nicolas [artista] ; Valsecchi, Marco [critico] ; Luigi Carluccio [critico] ; Crispolti, Enrico [critico] ; Tassi, Roberto [critico]

opere:
Il senso della pittura, libro, Ruggero Savinio

trascrizione:
G.T.: Forse oggi ancora di più, anche perché oggi l'arte è talmente svincolata da certe tematiche che forse un tempo le davano più importanza, già solo nel farla e forse questo è un po' il vero problema. Come percepisci tu l'arte di adesso? Tutti i media che sono entrati nell'arte, per esempio il video, cosa ne pensi? Pensi che l'arte si sta modificando e diventa altro?

R.S.: Beh in parte è già successo questo. Io comunque continuerò a parlare di pittura perché è il mio campo e penso che la pittura a questo punto non ha veramente niente a che fare con queste espressioni, video arte, ecc…. è un'altra cosa. Quindi si è arrivati a parlare di arte come assoluto e si è persa proprio quell'idea di sacralità dell'arte e i vari aspetti che la compongono. La pittura, la scultura, sono diventate secondarie, quasi delle appendici, quindi sì, nell'arte entra tutto, ma la pittura per me ha una sua specificità. Nel mio ultimo libro, se lo leggerai, parlerò proprio di questi argomenti.

G.T.: Come si intitola il tuo ultimo libro?

R.S.: Il senso della pittura.

G.T.: Comunque moltissimi artisti, ma anche tuo padre e non soltanto lui, in fondo il consiglio che davano a chi volesse intraprendere la carriera di artista, aldilà poi del media specifico che volesse usare, era comunque di imparare a replicare con una matita su un foglio qualcosa. Proprio per esercitare un vedere che non è un vedere superficiale ma è un vedere mentale.

R.S.: Certo questo lo diceva anche Poussin, un conto è vedere e un conto è guardare.

G.T.: Una domanda sul mercato. E questo è un altro discorso complicate, quello del mercato che oggi più che mai sembra un po' folle per certi aspetti. Come lo percepisci? E da artista secondo te come potrebbe modificarsi in meglio il mercato?

R.S.: Questo non lo, so io come pittore, come giovane pittore che ero allora, cioè nei primi anni Sessanta, ho vissuto a Milano da pittore perché c'era un mercato quasi familiare, molte gallerie che ti permettevano di vivere, ti facevano dei contratti, ti vendevano i quadri, tutto questo oggi per me perlomeno è finite.

G.T.: No è vero effettivamente non c'è più.

R.S.: E' cominciato un mercato molto più pomposo, internazionale, dove se uno non riesce a entrare si resta fuori. La forza del mercato pare dicono, e penso che sia vero, è molto forte e riguarda probabilmente solo tre o quattro gallerie che ti riescono a imporre un monopolio.

G.T.: Sì è vero. Un'altra domanda che mi faccio e ti faccio invece è sulla critica d'arte. Ma la critica d'arte ormai si è estinta? Perché la critica è sempre positive? C'è questo aspetto per cui la critica viene meno. Che poi magari in riviste molto specializzate ancora si trovano dei buoni articoli piuttosto che dei buoni saggi però ad esempio, andando in Archivio, quando si leggono i vecchi articoli, i vecchi giornali, la critica a volte era anche spietata o cattiva, parlava. Oggi la critica è un po' piatta?

R.S.: Era anche generosa però. Io ricordo che ho vissuto con questa critica e ho conosciuto queste persone da Marco Valsecchi a Luigi Carluccio. E se uno faceva una mostra anche come giovane pittore andavano a vedere, andavano anche nello studio a parlare, oggi invece la figura del critic è un po' sparita ed è subentrata quella del curator. Il critico diventa un curatore quindi diventa il protagonist.

G.T.: Sì, che poi alla fine decide anche troppo. E poi, ovviamente, un curatore che cura sempre gli stessi artisti e ne scrive anche, insomma tira l'acqua al suo mulino e non è più imparziale nel nella critica.

R.S.: Beh pensando a Valsecchi, che tra l'altro era malato, andava nonostante tutto ancora a vedere le mostre e gli studi, c'era sicuramente una moralità diversa.

G.T.: Sì è vero una moralità diversa. Questo si vedeva anche per esempio in Crispolti, che è mancato da poco e che cercava di andare sempre a vedere le mostre e conoscere gli artisti.

R.S.: Con Crispolti io ho avuto sempre rapporti molto distanti, non so perché, non so se ho fatto qualcosa che non gli è andato a genio. Perché all'inizio, tanti anni fa, mi ha invitato in certe sue mostre, quando faceva "Alternativa Attuali". Poi ci siamo un po' persi di vista e non so perché. E ogni tanto ci pensavo e poi purtroppo adesso non c'è più.

G.T.: Lui era un critico militante.

R.S.: Sì era un critico militante. Ne ho conosciuti tanti, come ad esempio Roberto Tassi, che era anche un mio amico, ma adesso questo tipo di critici non ci sono più, oppure io non li conosco.

G.T.: E' vero diventano sempre più rari, certo qualcuno ancora c'è, però se ci fosse una critica più forte anche il mercato potrebbe cominciare a tornare sui suoi passi. Perché comunque non è il mercato che può fare poi l'arte o l'artista.