Intervista a Tomaso Binga (Bianca Pucciarelli Menna)



I rapporti con la Poesia visiva fiorentina


Tomaso Binga parla dei suoi legami con i poeti visivi del Gruppo 70, attivi a Firenze dai primi anni Sessanta e del suo successivo interesse per la Poesia sonora. L'artista ricorda inoltre il suo rapporto con la critica d'arte, il ruolo avuto dalle donne nella diffusione del suo lavoro e il sostegno ricevuto da intellettuali e scrittori.

soggetti:
Poesia visiva; Poesia sonora; femminismo; Gruppo 70

persone citate: Pignotti, Lamberto [artista] ; Barilli, Renato [storico dell'arte] ; Mussa, Italo [storico dell'arte] ; Lora Totino, Arrigo [artista] ; Fontana, Giovanni [artista] ; Pagliarani, Elio [scrittore] ; Marcucci, Lucia [artista] ; Bentivoglio, Mirella [artista] ; Loda, Romana [curatrice e gallerista]

enti e istituzioni:
Università La Sapienza (Roma)

trascrizione:
R. P.: Già negli anni Sessanta tu guardavi prevalentemente al contesto della Poesia visiva, a quello fiorentino?

T. B.: Sì, agli artisti fiorentini, perché erano i primi che facevano queste cose, noi andavamo sempre ai convegni fatti da loro, quindi, diciamo che mi sono un po' formata con loro, non pensando ancora di fare mostre, le mostre sono nate successivamente.

R. P.: Però già negli anni Sessanta tu guardavi a queste esperienze?

T. B.: Sì, e mi interessavano moltissimo.

R. P.: Ma anche la Marcucci?

T. B.: Sì, la Marcucci.

R. P.: Ketty La Rocca?

T. B.: Con Ketty ho avuto un rapporto molto interessante. Certo ci vedevamo ogni tanto, a qualche evento, convegno, a qualche cosa, perché io vivevo a Roma, lei stava a Firenze. Pure lei lavorava, io lavoravo.

R. P.: Poi Pignotti si è spostato a Roma nel '69.

T. B.: Si è spostato a Roma. In che anno?

R. P.: Non mi ricordo se nel '68 o nel '69.

T. B.: Poi con Lamberto abbiamo avuto dei rapporti di collaborazione artistica più stretta, perché successivamente, negli anni '90, due persone misero insieme me, Lamberto Pignotti e Giovanni Fontana per fare delle mostre. Anche a Parigi abbiamo fatto delle mostre, grazie a queste due persone, uno dei due era Mario Lunetta, che era uno scrittore e poeta letterato molto bravo e molto importante, l'altro Paolo Guzzi, che pure era un poeta e scrittore che aveva una casa a Parigi. La sua casa stava vicino ad una galleria con la quale lui aveva dei rapporti di amicizia. Loro ci scelsero. Lunetta e Guzzi scelsero noi tre per fare una mostra a Parigi, ci imbarcammo tutti quanti e andammo a Parigi. E questa è stata la prima mostra che ho fatto, diciamo, fuori. Ci mise insieme e da quel giorno noi abbiamo lavorato insieme per tante cose, per diversi anni, con mostre, performance, poesia sonora prevalentemente. Io rimasi molto affascinata in quell'epoca sia da Arrigo Lora Totino col quale pure avevo fatto un duo, che è durato poco, un duo che è durato due giorni... due giorni no, ma due mesi... e poi invece con Giuliano Zosi che avevamo invitato al Lavatoio. Perché abbiamo fatto pure delle manifestazioni proprio su questi argomenti sulla poesia sonora, eccetera, fece una cosa su Schwitters, ma di una bravura, io rimasi veramente colpita dalla sua voce e dal modo di recitare e da quel momento devo dire mi sono occupata di poesia sonora. Perché le mie prime poesie sono poesie completamente diverse, ne ho lette alcune che sono molto belle ma sono un po' più sul nonsense, su delle concatenazioni che io facevo in questo modo. Ieri che non ricordavo che facevo le concatenazioni,mi sono detta "ma io voglio vedere questa poesia da che cosa è scaturita", quindi mi sono messa lì a rileggerle e le ho ricomposte. Facevo una poesia di tre versi: allora prendevo la prima parola del verso e su quelle lettere io componevo la seconda cosa, sempre poesie brevi, ogni parola doveva iniziare con una lettera del primo verso, capito? E poi così continuavo, riprendevo il secondo verso, il primo verso, è interessante perché io mi dovevo attenere a quelle regole e quindi venivano fuori delle cose anche molto belle. Poi ti faccio leggere qualche cosa. E quindi queste sono state le prime poesie, invece dopo la conoscenza con i poeti sonori ho cominciato a fare una ricerca sonora che mi interessava e che continuo a fare tuttora.

R. P.: Mentre dal punto dei vista dei critici, prima dicevamo che Italo Mussa ti ha seguito molto.

T. B.: All'inizio, poi poverino, è morto giovane.

R. P.: Chi altro c'era con cui ti sei trovata a lavorare?

T. B.: A Roma?

R. P.: Anche in Italia.

T. B.: A Roma solo le donne, solo la Bentivoglio, la Romana Loda, queste sono state le critiche che mi hanno sostenuto... gli uomini... Un volta addirittura c'è stato uno... io ero andata a fare una mostra... in una di queste gallerie a Bologna e invitai Barilli, e Barilli venne perché c'ero io. Queste donne che erano femministe, di una protervia che non ti dico, gliene dissero di tutti i colori, lui alla fine si alzò, non parlò, non disse nulla, perché doveva anche presentarmi un po', disse "giacché voi mi stai trattando in questo modo, io me ne vado, in questa galleria non metterò mai più piede". Io cercavo di trattenerle: "che state facendo, se questo è venuto è venuto per me, vuole vedere la mostra, dirà qualche cosa". Non c'è stato verso, quindi c'era anche una esagerazione da parte di alcuni nuclei.

R. P.: Che poi in effetti Barilli è stato sempre un critico molto attento.

T. B.: Barilli invece ha partecipato quando noi abbiamo fatto una riunione nel '95 per vedere in Italia chi erano le persone che si occupano di poesia sonora. Barilli partecipò alla riunione e al primo gruppo di poesia sonora. Quindi era uno attento alle cose.

R. P.: Sì, sì, sì, molto.

T. B.: Barilli è vivo sempre?

R. P.: Sì, sì, sì.

T. B.: Perché non l'ho più sentito, l'ho perso un po' di vista.

R. P.: L'anno scorso ha partecipato agli incontri organizzati da "Flash Art" per i cinquant'anni della nascita della rivista, l'ho sentito lì, in quell'occasione.

T. B.: Barilli era di tutto rispetto, devo dire.

R. P.: Sì, sì, si è occupato tanto di poesia visiva.

T. B.: Se n'è occupato seriamente, uno dei pochi, devo dire, perché in Italia la poesia visiva l'hanno proprio snobbata.

R. P.: Secondo te perché?

T. B.: Ma che ti devo dire... ci vogliono sempre dei galleristi che ti portano, diciamoci la santa verità, se non ti portano... E poi c'è anche il caso. Vedi il mio caso, gli incontri così... e devo dire che però io ho avuto poi un riscontro favorevole nella poesia, perché spesso mi hanno portato persone importantissime perché mi hanno detto: "senti Bianca io non ti conoscevo ma da oggi io ti seguirò".

R. P.: Come ad esempio?

T. B.: Come Pagliarani. Due persone, Pagliarani e Caputo che insegnava a Tor Vergata, tutti e due mi avevano sentito in una manifestazione che fu fatta a Napoli organizzata da Ciro Vitiello nelle ville pompeiane; avevano invitato un numero notevole di poeti che andavano lì a recitare poesie la mattina nelle scuole e la sera nelle ville e fu una manifestazione bellissima e lì mi ascoltò per la prima volta Pagliarani, che mi conosceva, perché conosceva Filiberto, ma mi conosceva come moglie di Filiberto. Ascoltò le mie poesie e mi disse Bianca: "ma io non ti conoscevo, hai recitato delle poesie straordinarie. Io sto organizzando una manifestazione", perché lui era di Rimini, "a Rimini sulla spiaggia, poeti sulla spiaggia, voglio che tu auguri ogni serata". Io rimasi così, non ci potevo credevo. In quell'occasione c'era Caputo che mi disse: "Bianca devi venire a inaugurare l'anno accademico". Ci mettemmo d'accordo e facemmo una sceneggiata favolosa.

R. P.: Cioè?

T. B.: Perché lui non disse chi ero io, disse solo il nome, e nessuno sapeva che fossi una donna. E sono arrivata io e ho recitato le poesie, e lui su ogni poesia ha spiegato un po' di cose, tanto che c'era un ragazzo che era la prima volta che si iscriveva, felice, e disse "ma che cosa meravigliosa, come sono felice di stare in questa università … cose così belle". E poi siamo stati invitati tantissime volte anche dall'Università La Sapienza a inaugurare l'anno accademico insieme a Lamberto, Fontana e gli altri, tante volte. Quindi più di questo non so che dirti.

R. P.: Bene, io ti ringrazio tanto Bianca.