Intervista a Lamberto Pignotti



La nascita di Gruppo 70


Pignotti parla dei convegni Arte e comunicazione, Arte e tecnologia e della nascita di Gruppo 70

persone citate: Gruppo 70 [Artisti] ; Cavalcanti, Guido [Poeta] ; Alighieri, Dante [Poeta]

opere:
Divina Commedia, Dante Alighieri

enti e istituzioni:
Università di Firenze; Mondadori Editore [Casa editrice]

trascrizione:
R.P.: Lamberto Pignotti ti chiederei di parlare, se per te va bene, del primo e del secondo convegno di Arte e comunicazione e Arte e tecnologia che segnano un po' la nascita ufficiale della Poesia Visiva, anche se ancora non veniva chiamata in questo modo il Gruppo 70 nasce proprio con questi due convegni che si sono tenuti a Firenze. Volevo sapere se ci potevi raccontare un po' come sono nati questi due convegni e quali persone sono state coinvolte, perché entrambi erano legati a questa idea di multidisciplinareità, quindi c'erano scrittori, musicisti, letterati, poeti, artisti figurativi e ti volevo chiedere se ci potevi parlare di questa esperienza che è stata importante per il Gruppo 70.

L.P.: Sì, il Gruppo 70 si è profilato subito come un gruppo di artisti, scrittori, musicisti, addirittura di sociologi, studiosi e critici d'arte, estetologici e si è formato naturalmente con delle frequenze personali in un Bar vicino all'Università di Firenze a San Marco. All'inizio è stato un incontro informale di questa varietà di artisti che, insofferenti di quello che stava facendo l'arte, la letteratura e anche la società in quel momento, discutevano a questi tavoli di quello che stavano facendo e di quello che avevano eventualmente in proposito di fare. Avevano anche avuto un input, lo devo dire, in maniera un po' egocentrica e narcisista, che io avevo scritto in quegli anni per una rivista milanese che pubblicava Mondadori, un saggio intitolato Poesia tecnologica che metteva in relazione il tipo di poesia che fino a quel momento era stata fatta- poesia ermetica, poesia neorealista- con l'attenzione che invece poteva essere fatta, nell'ambito del linguaggio, ai linguaggi così detti tecnologici di massa, cioè la pubblicità, la moda, le inserzioni giornalistiche, i fumetti. Questo rapporto, primariamente da me considerato da un punto di vista letterario, incominciò anche a interessare pittori, critici. Questo gruppo, all'inizio abbastanza vasto, progressivamente si è ridotto e ha cominciato a prendere più sul serio questa idea del rapporto con l'arte e la tecnologia, non intesa come oggi si direbbe l'hardware, il software, non si parlava di poesia fatta con mezzi elettronici, ma di una poesia mediata da quelli che stavano apparendo come mezzi di comunicazione di massa, tipo la televisione in particolare, la pubblicità, e di attingere a quel tipo di rapporto. Se devo proseguire posso fare riferimento a un fatto che ci aveva interessato, il rapporto che aveva preso corpo nel Trecento quando i poeti, gli stilnovisti, avevano rinunciato a un linguaggio esclusivo per la poesia, che era il latino, aprendosi a quello che loro chiamavano il linguaggio corrente 'volgare', non era ancora l'italiano. Però pensa se gli stilnovisti come Cavalcanti o Dante in particolare, se avesse scritto la Divina Commedia in latino avrebbe comportato per l'autore lo stesso sforzo e sfoggio di linguaggio, ma avrebbe avuto un altro senso. Ecco questo rapporto con l'altro da un'arte intesa come un'area protetta e circoscritta.