Intervista a Lamberto Pignotti



Il rapporto con le avanguardie storiche


Pignotti parla del suo rapporto con le avanguardie storiche, in particolare con il futurismo e il surrealismo, e dei suoi riferimenti culturali

persone citate: Joyce, James [Scrittore] ; Lautréamont [Poeta] ; Pound, Ezra [Poeta] ; Gorky, Arshile [Artista]

opere:
Ulysse, James Joyce

enti e istituzioni:
Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze; Biblioteca Marucelliana di Firenze; MoMA [Museo]

trascrizione:
R.P.: Ti volevo chiedere in questo guardare a linguaggi ritenuti bassi diciamo, comunque non legati alla tradizione dell'arte alta, c'è stato un debito rispetto all'esperienza della prima avanguardia, cioè del futurismo, del dadaismo e del surrealismo? Prima mi facevi vedere questa rivista degli anni Quaranta, del '49, che non conoscevo, molto interessante, in cui tu in qualche modo riprendevi quella che era l'eredità del surrealismo. Ti volevo chiedere quale era il tuo rapporto con la prima avanguardia, in particolare con il futurismo e con il surrealismo.

L.P.: Guarda la domanda è facile e difficoltosa un tempo. Dovrei andare a quando io in quegli anni lì a Firenze andavo nelle biblioteche, la Nazionale o Marucelliana, a cercarmi tante cose. Dunque, io ero entrato a 17 anni in queste biblioteche per curiosità, pensa che all'epoca si poteva entrare solo dopo i 18 anni, mi hanno fatto fare un permesso. Le biblioteche erano poco frequentate quindi cominciai a prendere libri su libri, avevo dei prestiti- sintetizzo- chiaramente all'inizio vado là e non mi trovo il futurismo, il surrealismo, il dadaismo o chessò io, i miei interessi spaziavano dalla sociologia all'antropologia, dalla letteratura alla psicanalisi, e in questa caterva di interessi cominciai piano piano a capire quali erano i miei interessi, quelle cose che, in qualche modo, portavano il discorso avanti rispetto all'arte e nella società. Una cosa che mi aveva molto interessato era la psicanalisi, allora poco conosciuta, erano i tempi di guerra e mi ricordo che sui muri scrivevo "viva la psicanalisi, viva il surrealismo, viva Stalin". Noi avevamo le fortezze volanti che ci bombardavano ma io fra un allarme aereo e un altro, delle volte ero sorpreso in biblioteca, andavo alla Nazionale o alla Marucelliana. Ecco questo mio amore nasce così, scopersi le pagine futuriste già allora ingiallite e però scopersi anche delle riviste che mi riportavano degli stralci dall'Ulisse di Joyce, Lautréamont, Pound e queste cose qui. Io immagazzinavo e non volevo intendere e capire, io volevo fraintendere per reagire, io volevo fare delle cose mie non è che leggevo e guardavo per imparare. Con questa caterva di cose, come sai, ho dato vita a delle cose sia verbali, che erano dei collage che sono apparsi anche in questi giornaletti, e anche in delle forme di scrittura visiva. Nel '54 ho scritto un libro che si chiama Odissea che aveva delle pagine in cui le parole apparivano più spazializzate, ma facevo anche con delle matite e dei carboncini delle cose che in qualche modo richiamavano il surrealismo e il futurismo. Mi sono accorto successivamente che stavo facendo delle cose che in America faceva Arshile Gorky, ma ovviamente io non lo conoscevo, per dire quanto certe cose che ho qui nel corridoio, che sono apparse successivamente, forse starebbero meglio al MoMA che non a casa mia.