Intervista a Lamberto Pignotti



Poesie e No


Pignotti parla della realizzazione di Poesie e No

persone citate: Pound, Ezra [Poeta] ; Feltrinelli, Giangiacomo [Editore] ; Gruppo 63 [Artisti]

enti e istituzioni:
Feltrinelli [Casa editrice]

trascrizione:
R.P.: Tu prima nominavi Poesie e No, questo spettacolo multimediale, performativo, con l'uso di tanti linguaggi insieme è stato realizzato in varie occasioni, però di quello rimane pochissima documentazione da un punto di vista delle fotografie, non c'era ancora, forse, questa attenzione da parte vostra rispetto a una storicizzazione, cioè a una documentazione del vostro lavoro, mi sbaglio? Perché ho visto qualche immagine, ma veramente poche.

L.P.: Se avessimo avuto i mezzi di oggi chi non se lo sarebbe fatto un selfie con Ezra Pound? Noi non avevamo neanche la macchina per riprenderci, qualche volta ci riprendevano e quindi ci sono immagini di Poesie e No. La Feltrinelli, bontà sua, ci ha fatto qualche immagine alla Feltrinelli e Roma o a Firenze, con Giangiacomo Feltrinelli, a Milano ci fu un'esibizione catastrofica.

R.P.: Perché catastrofica?

L.P.: Perché sfuggimmo alla polizia che, alla Feltrinelli, aveva dato l'interdizione per entrarci, non proprio interdizione, che non ci può entrare il pubblico perché senno è pericoloso, si chiama in un altro modo ma ora mi sfugge.

R.P.: Un divieto?

L.P.: La non accessibilità, una cosa del genere, per cui c'era la polizia. IL nostro atteggiamento eterodosso, barricadiero, qualche volta succedeva di avere questi interventi.

R.P.: Il pubblico come reagiva?

L.P.: Il pubblico reagiva abbastanza bene, anche a vedere dalle fotografie veniva numeroso. Siccome erano cose nuove noi scuotevamo l'attenzione anche perché si chiedevano "cosa fanno questi qui stravaganti", qualche volta nelle mostra venivano a dirci "queste cose le avete prese dai rifiuti della stampa, dai tipografi" oppure una delle prime edizioni di Poesie e No fatta al Festival nel '65 dal Gruppo 63 sollevò qualche sghignazzata da parte dei poeti (…).

R.P.: Questo dove?

L.P.: A Palermo. I convegni del Gruppo 70 sono: nel '63 a Palermo, nel '64 a Reggio Emilia, dove ci hanno scassato per questa roba qui che ti ho fatto vedere prima, di nuovo a Palermo nel '65, nel '66 a La Spezia e nel '67 l'ultimo a Fano.

R.P.: Quali erano le reazioni? C'era differenza rispetto a un pubblico fiorentino, milanese, siciliano, o in realtà la situazione italiana da quel punto di vista era abbastanza simile? Avete notato delle differenze a seconda dei luoghi dove facevate queste performance o no?

L.P.: Dipende. Ieri sera siamo stati in un posto raccolto, sicuramente ci si aspettava che non ci fosse un pubblico oceanico, ed è venuto un pubblico attento. Succede questo, che se chiami la gente alla Feltrinelli di Firenze viene la gente che riempie la Feltrinelli di Firenze- allora, ora non lo so- se fai una cosa alla Feltrinelli di Roma viene la gente che la riempie, gente attenta fra gli astanti e vedi poeti e qualche pittore di allora con la presenza di altri che vengono lì per informarsi. Volta a volta cambia, qualche volta succede di dire "uffa quanti sono" ma preferisco come ieri sera parlare a poca gente attenta. Una cosa che mi scoccia è che se vedo qualcuno che si annoia e va via smetto anche io, per fortuna ieri sera è andato via un signore e gli ho chiesto "ma lei va via?" e lui "si ma ho un treno", "benissimo, non è che si è annoiato?". Anche quando facevo lezione, se vedevo gli studenti autorizzati ad andare via perché avevano un treno bene, senno se si annoiavano o se due cominciavano a parlare fra loro dicevo "se vi annoiate o se avete qualcosa da raccontarvi fra voi ditelo a tutti perché questa è una lezione".