Intervista a Lamberto Pignotti



Il rapporto con l'Arte Povera


Pignotti parla del suo rapporto con Arte Povera

persone citate: Aristippo [Filosofo] ; Celant, Germano [Critico d'arte e curatore] ; Bonaparte, Napoleone; Fleming, Alexander; Pound, Ezra; Spitzer, Leo [Linguista]

opere:
Madonna della Seggiola, Raffaello

enti e istituzioni:
Galleria de' Foscherari (Bologna) [Galleria] ; Paese Sera [Quotidiano]

trascrizione:
R.P.: Invece insieme a tutte queste tue attività anche organizzative, perché da una parte la didattica, dall'altra l'organizzazione di convegni, mostre e antologie, venivi spesso chiamato quasi come critico, in qualche modo a dire la tua e a dare una tua impressione a caldo di alcuni fenomeni. Ti è successo sia con la Pop Art che con l'Arte Povera perché in questa occasione di questo convegno tenutosi nel '68, in occasione della mostra sull'Arte Povera alla Galleria de' Foscherari di Bologna avevi fatto anche un tuo intervento proprio sull'Arte povera che si era in qualche modo formata proprio in quegli anni lì, l'anno prima in maniera più ufficiale. Quindi ti volevo chiedere qual è stato il tuo rapporto con questa corrente dell'Arte povera, qual è stata la tua idea e come l'hai letta in quegli anni lì.

L.P.: Qui c'è un mio contributo su quella che allora venne chiamata Arte Povera, siccome dell'arte interessa più di quello che viene fuori da un dipinto o da una poesia, la maniera con cui viene concepito, il linguaggio, quest'idea dell'Arte Povera, che si dovesse ripartire in qualche modo da zero, dopo vai Informali, Pop Art ecc. ecc, non mi era dispiaciuta affatto. Anche perché portava, secondo me, a spostare l'attenzione da qualcosa a qualcos'altro; avevo preso per esempio la Madonna della Seggiola, è interessante oggi riconsiderare il ruolo della seggiola, ed è giusto che le cose possano ricominciare a definirsi come tali. Oggi mi viene in mente l'idea di quel filosofo, mi sembra fosse Aristippo, ovviamente è una cosa mitologica, che durante un naufragio perse tutti i suoi testi, questo filosofo- un edonista importante, cirenaico- si mise a fare le sue cose sulla sabbia, ricominciò da zero. Questa idea, volta a volta di ricominciare da zero, mi piace, succede anche a me. Io sono arrivato a questo punto, l'arte e la poesia arriva da questo punto, lo dicevo anche ieri sera, in qualche modo mi sembra che sia satura a me è venuta a noia, fra virgolette ovviamente, della volte mi scoccia vedere le stesse cose in nome dell'attualità, quindi mettiamo da parte tutto e facciamo finta di aver avuto alle spalle un naufragio e ricominciamo. Ovviamente dell'Arte Povera ne ho pensato molto male quando è diventata una cosa troppo facile per far arricchire smisuratamente qualcuno, non con gli artisti con cui ho partecipato. Questi sono i manifesti dell'Arte Povera (indicando il tavolino), forse qualcuno mi mette prima di Celant ad aver profetizzato l'Arte Povera, non è così. La de' Foscherari era una delle Galleria con cui collaboravo, anche perché in quel momento stavo a Bologna a insegnare, e ovviamente ho avuto rapporto e non è che io andassi a chiedere "cosa c'è da fare oggi?".

R.P.: No certo, infatti è per questo che è importante cercare di capire quali possono essere le relazioni.

L.P.: La casualità è importantissima, è come il discorso del successo- Il successo, sì uno se lo merita, ma poi è casuale, puoi essere il più grande artista, teorico, scienziato, il più grande condottiero di gente ma a te non succede in quel momento di essere Napoleone, di essere Fleming quando c'è bisogno di penicillina o di essere Pound. A me è successo qualche volta, lo dico in maniera spontanea, di fare delle cose un po' prima di quanto avvenissero, ma preferiscono quello che fa la cosa in quel momento, non quello che l'ha fatta qualche giorno prima, questo succede. Non so se ho risposto bene alla tua domanda. Questo è per l'Arte Povera ma anche per altre forme, non era un tipo di arte che a me interessava. Ecco quando io vado a cercare quello che Spitzer chiama lo scarto, io per quasi dieci anni su Paese Sera libri, lì mi hanno chiamato un po' avventurosamente, all'inizio ho fatto il recensore di poesie, una cosa che mi faceva schifo fare, poi l'ho fatto in una maniera diversa, addirittura divertiva. Io delle volte mi vergognavo perché spesso avallavo un tipo di poesia che assomigliava alla mia, invece, come ti dicevo ieri, ci può essere un grande poeta perché sa fare la poesia più brutta del momento. Se uno fa una cosa diversa da me, come mai io sono qua e lui è là? Me lo devo spiegare perché. L'Arte Povera, e altre forme di arte, mi hanno messo di fronte a questo rapporto. A me qualche volta mi succede di domandare cosa farai da grande e che arte farai domani, in effetti io spesse volte ho detto, l'ho scritto anche, che alla storia dell'arte del passato preferisco quella del futuro. Si fa presto a farsi belli col (...) ma in effetti è un po' vero. Benissimo, sta lì, quando si vuole c'è un deposito di roba, nel passato c'è più presente che in quello che leggi sul giornale di oggi. Delle volte mi succede di leggere delle cronache di giornali dell'Ottocento spaventosamente belle, te ne potrei far vedere una che è bellissima.

R.P.: Sì.

L.P.: No perché l'ho trovata per caso, è una curiosità. Mi interessano queste cose perché mi interessa il surrealismo. Questa è una rivista che è uscita per un anno nel 1849 mi sembra, bellissima, che è fallita perché era troppo bella e troppo interessante. (...) L'ho scoperto perché Daniela Vasta ha parlato di questo Il mondo illustrato e le ho detto che ce l'avevo anche io. Poi ho scoperto una cosa grandemente femminista (...), una signora greca che ha accolto un profugo, allora per questo qui sotto dice quanto sono cattivi in Inghilterra perché frustano le signore. Questa è una digressione.