Intervista a Lamberto Pignotti



La Pop Art e il Gruppo 70


Pignotti parla del rapporto fra la Pop Art e il Gruppo 70 e la comunicazione di massa

persone citate: Rauschenberg, Robert [Artista] ; Scuola di Piazza del Popolo; Lippard, Lucy; Gruppo 70; Miccini, Eugenio; La Rocca, Ketty; Marx, Karl

enti e istituzioni:
Biennale di Venezia

trascrizione:
R.P.: È una digressione ma in realtà è anche un interesse quello di andare a guardare delle fonti del passato, è sempre stato un tuo interesse nel tuo lavoro. Un'altra domanda invece che ti volevo fare -per rimanere sempre sul legame sulle altre correnti artistiche e poi invece affrontiamo in modo più specifico il tuo lavoro- è legata al discorso della Pop Art, soprattutto nel '64 con la Biennale di Venezia, la vittoria di Rauschenberg e la presenza importante di molti degli artisti della Pop Art, sia americana ma anche di quella esperienza di Scuola di Piazza del Popolo romana e che avevano tra l'altro partecipato nel '64 all'interno del vostro convegno Arte e tecnologia. Nel '66 Lucy Lippard, in poche righe, inserisce il Gruppo 70 -anche lì sbagliando un po' i nomi dei protagonisti, non ricordo quali fossero gli autori citati ma non eravate tu e Miccini, mancava anche Ketty La Rocca- però questo era dovuto al fatto che le informazioni, lei stava registrando una cosa a caldo quindi non ancora pienamente storicizzata, ma inserisce all'interno del suo libro sulla Pop Art l'esperienza del Gruppo 70, già questo nel '66.

L.P.: Chi lo metteva?

R.P.: Lucy Lippard.

L.P.: Questo fatto mi era sfuggito.

R.P.: Sì perché dedica poche righe in realtà a questa vostra esperienza, però la inserisce pienamente all'interno del discorso della Pop Art. Quando lei va a ricostruire i vari contributi di altri paesi europei, quindi non soltanto l'esperienza statunitense, ma anche alcune esperienze legate al contesto europeo, va a inserire il Gruppo 70. Questa cosa mi aveva molto colpita perché invece all'epoca, questo rapporto era visto in maniera un po' più conflittuale. La poesia visiva e il Gruppo 70 aveva rispetto a quella che era la comunicazione di massa un atteggiamento molto più critico, non di accettazione, magari il bacino e il repertorio iconico a cui andavate ad attingere era simile, in un certo senso, ma nello stesso tempo la visione e lo sguardo erano diversi. Tu vedi delle differenze rispetto al lavoro della Pop Art e a quello della Poesia Visiva?

L.P.: La risposta è insita nella tua domanda. Il rapporto con la comunicazione di massa c'è sia nella Pop Art, che è nata prima della Poesia Visiva, sia in quest'ultima, solo che la Pop Art, per sintetizzare, ha con il mondo dei media una contiguità, cioè vengono dai media e scoprono che facendo dei manifesti possono diventare opera d'arte, in genere andando sul gigantismo. La Poesia Visiva, che nasce invece dalla pagina bianca, circoscritta anche geometricamente, è più concettuale però si pone con i media con un rapporto avversativo, conflittuale, contestativo, quella che è stata definita la guerriglia semiologica e il respingimento della merce al mittente. Usare le stesse armi linguistiche dei mass media per usargliele contro o comunque anche per farle leggere in maniera diversa. A un certo punto avevo preso un fotofumetto in cui avevo fatto mettere un Marx che dice "sì, sì, verrò" nel '65, uno sta leggendo un fotofumetto e a un certo punto gli appare Marx, questo era mettere la sabbia nel meccanismo. "Ma l'avete fatta la rivoluzione?", no il sistema è rimasto questo, però non è tanto la guerra frontale- che è il mio rapporto avversativo con il '68- non è che il poeta, il pittore, deve essere una carne da cannone, Marx stesso non andava a fare le barricate, serve in qualche modo per promuovere, questo è il discorso. Tu mi domandavi del rapporto con il '68 o arriviamo al '68 che è un po' il discorso analogo ma anche diverso?