Intervista a Lamberto Pignotti



Il trasferimento a Roma


Pignotti parla del trasferimento a Roma e dei luoghi e delle persone che frequentava nel corso degli anni Settanta

persone citate: Coccia, Mara; Conti, Primo; Palazzeschi, Aldo; Longhi, Roberto; Montale, Eugenio; Luzi, Mario; Bigongiari, Piero; Bonsanti, Alessandro; Bassani, Giorgio; De Dominicis, Gino; Patella, Luca; Schifano, Mario

enti e istituzioni:
Galleria La Tartaruga (Roma); Galleria L'Attico (Roma); Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze

trascrizione:
R.P.: Ti volevo chiedere invece andando un po' avanti negli anni, quindi passando al decennio successivo, gli anni Settanta, se tu hai notato venendo a Roma, perché alla fine degli anni Sessanta ti sei spostato a Roma, come hai notato e vissuto la scena romana degli anni Settanta e come ti sei sentito in questo tuo trasferimento da Firenze a Roma, quali sono i centri e le gallerie -in quegli anni c'è stata una mostra importantissima come Contemporanea alla quale tu hai anche partecipato- quindi ti volevo chiedere quali sono le esperienze romane nei primi anni Settanta e quali erano i tuoi contatti privilegiati con la scena artistica romana.

L.P.: Dunque, io in quegli anni mi trovo a Roma sperando di restare a Roma, invece poi vengo chiamato a Firenze e a Bologna, quindi per diversi anni io stavo a Roma ma materialmente dovevo anche andare a fare lezione, per altro collaboravo anche con diversi giornali, la radio e anche programmi televisivi. A Roma in particolare frequentavo certe gallerie, La Tartaruga, L'Attico, insomma le seguivo. C'era stato Il Teatro delle mostre, Mara Coccia, però non è che andavo a parlare poi con questi pittori, non è che andassi a Firenze o a Bologna negli anni prima a parlare con gli scrittori o con i pittori, ci si incontrava e andavo a vedere certe cose. Anche perché, come quando andavo alla Nazionale a sfogliare libri futuristi e dadaisti, li guardavo, avrei potuto mettermi in contatto con qualche futurista residuo. A Firenze avrei potuto scendere sotto casa mia a parlare con (...) , un artista molto interessante e sottovalutato che io amo ancora oggi, o con Primo Conti, per dire. Se uno conosceva qualcuno, da Palazzeschi a Longhi, e li ho incontrati a Firenze, Forte dei Marmi, a Milano o a Roma Montale, non è che si diceva "ecco, c'è Montale quindi ora si parla di letteratura o di poesia". Montale, che è in una fotografia lì, mi parlò male di un poeta inglese che aveva avuto un premio a Taormina, oppure con Luzi,), Bigongiari, Bonsanti, l'unica volta in cui ho avuto l'occasione di sentire le prime pagine di un romanzo è stato da Giorgio Bassani che una volta mi ha raccontato l'inizio de Il giardino dei Finzi-Contini. La prendo alla larga e un po' allegramente, ma tutto sommato forse io le cose le ho prese un po'... dunque i miei rapporti con Roma, andavo alle mostre e conoscevo degli artisti, qualche volta "ciao, ciao" ma che gli dici a De Dominicis? Se trovi Patella lui ti dice, con Schifano abbiamo fatto delle cose interessanti addirittura, una performance con delle fotografie in cui ci si scambia la fotografia, sono però rapporti di cortesia, sporadici. A me interessa, nel campo dell'arte, l'opera, il personaggio mi interessa meno. È curioso e interessante, carino psicologicamente a saperle le cose, no? Se quel poeta andava a letto con la moglie di un altro poeta, può essere interessante ma insomma...e quindi avevo questi rapporti, ma non solo a Roma, anche a Milano.