Intervista a Lamberto Pignotti



Contemporanea


Pignotti parla della sua partecipazione alla mostra Contemporanea

persone citate: Bonito Oliva, Achille; Beuys , Joseph; Rauschenberg, Robert; Ray, Man; Koons, Jeff; Hirst, Damien; Lonardi Buontempo, Graziella; Diacono, Mauro; Salbitano, Fernanda; Pagliarani, Elio; Dorfles, Gillo; Menna, Filiberto; Marinetti, Filippo Tommaso; Lichtenstein, Roy

enti e istituzioni:
Incontri Internaziolali d'Arte; Palazzo Taverna; Rinascita [Rivista] ; Paese Sera [Quotidiano]

trascrizione:
R.P.: Però come dicevi i rapporti, in realtà., possono essere importanti per ricostruire e sapere, proprio per le casualità che poi nascono dalle cose. Per esempio, ritornando a Contemporanea tu con Achille Bonito Oliva, curatore della sezione artistica di quella mostra, ad esempio era inserito qui nella sua fase precedente quella di critico come poeta visivo e tu lo avevi inserito all'interno dell'antologia, quindi diciamo era un'amicizia di vecchia data che pre-datava l'ingresso come critico d'arte di Bonito Oliva molto giovane, che aveva partecipato con una serie di collage come questo. Quindi forse, in questo senso, poteva essere stato un contatto che poi ha fatto sì che tu partecipassi a quella mostra, o sei stato contattato in qualche altro modo? E qual è la tua partecipazione a Contemporanea?

L.P.: Allora, il discorso dovrebbe essere fatto antecedentemente a Contemporanea, agli Incontri Internazionali d'arte a Palazzo Taverna. Lì forse avevo un più preciso rapporto con degli artisti, ma lì è il momento in cui a quei tempi se incontravi Beuys, lo incontravi per andare a bere un bicchiere da (...), se incontravi Rauschenberg gli chiedevi "senti, mi regali (...)" e quello te ne regalava due, se incontravi Man Ray, ed è successo, lì per lì ti faceva l'occhio suo classico di Man Ray. Sono rapporti che oggi, a distanza di tempo, sono passati non degli anni ma dei secoli. Sai quante opere d'arte avrei potuto avere? Io qualche volta le rifiutavo perché dove le potevo mettere? Io sono già pieno di quadri di mio padre, di miei vedi che non ce ne sono tanti, mi piace l'arte antica e metto, non so, l'allegoria del mercato d'arte del Seicento, quindi è un discorso che... ecco, ieri mi domandavi come mai la poesia visiva non ha avuto un successo mercantile, forse anche per questo perché io non mi sono messo nel ramo della poesia per fare i best sellers, non mi sono messo a fare poesia visiva per venderla il giorno dopo. Poi è successo che invece le vendi, non le vendi a livello di Koons o di Hirst, però succede. Certo poi vanno a cercare quelle degli anni Sessanta.

R.P.: Invece in Contemporanea qual era stata la tua...

L.P.: Contemporanea, venendo dagli Incontri Internazionali d'arte in cui c'era Bonito Oliva e tanti altri, e si stava profilando con Graziella Lonardi questa idea di dar luogo a questa...io c'era dentro, fra l'altro la poesia visiva, che avrebbe dovuto curare Mauro Diacono che era in America, praticamente l'ho fatta io e Fernanda Salbitano. In certe cose ci stai dentro perché sei lì, come mi diceva Pagliarani a suo tempo "se ero a Roma nei primi degli anni Sessanta e andavo a mangiare da Cesaretto sarei entrato nei (...)" posto che io avrei detto di sì, io qualche volta ho detto di no e ho fatto in modo di non farmi invitare. Ho evitato anche certi inviti alla Biennale perché non avevo voglia, speravo che non la facesse Dorfles o Menna e avere un loro invito, ecco non mi fregava di apparire in maniera eclatante, mi interessa più il discorso sotterraneo, implicito. Un'altra cosa che abbiamo pagato come poesia visiva è che ci siamo dovuti inventare critici noi stessi. Quindi abbiamo tolto di mezzo i critici che non è che avessero grande simpatia per noi -un po' come è successo ai futuristi, a Marinetti in particolare- perché abbiamo dovuto fare, non solo le opere ma abbiamo dovuto anche teorizzarle, fargli la sviolinata a queste opere. Contemporanea ti dico, con tutti questi grandi artisti, ho avuto modo di avere una rivalsa nei rispetti di Lichtenstein che all'interno della mostra appariva grandioso, i miei erano dei piccoli francobolli però nel catalogo i miei francobolli venivano dilatati e quelli di Lichtenstein venivano ridimensionati, cose abbastanza carine a dirsi, anche divertenti. In quegli anni lì poi scrivevo su Rinascita, Paese Sera, avevo delle redazioni su (…).