Intervista a Lamberto Pignotti



L'esperienza televisiva


Pignotti parla della sua esperienza televisiva e radiofonica

persone citate: Costanzo, Maurizio; Gruppo 70

enti e istituzioni:
Rai

trascrizione:
R.P.: Dicevi che hai partecipato anche in televisione. Ho visto anche nelle scalette della trasmissione L'Approdo, tu hai partecipato sia all'esperienza letteraria che televisiva, se non sbaglio.

L.P.: Mi hanno invitato a L'Approdo letterario, che era radiofonico, un settimanale. Io mensilmente facevo una rassegna delle riviste, ma questo fino alle fine degli anni Cinquanta, poi sì successivamente ho fatto più che altro della trasmissioni che...io ti dico, delle volte mi dico "guarda quanta roba ho fatto" però io sono un pigro, un pigro- attivista o un attivista- pigro, non so qual è il sostantivo. Queste cose le ho fatte pigramente, cerco sempre di fare le cose, avendo fatto studi di economia -io sono laureato in Scienze economiche e commerciali-, è bene fare le cose con il minimo dispendio di forze. Io vado più sul mentale, più che farle le cose mi interessa progettarle o inventarle. Per la radio e la televisione ho fatto progetti, ecco trasmissioni in diretta, andavo lì e "che si dice?" un po' come ora sto facendo con te . Con Maurizio Costanzo, lo posso raccontare qui, si diceva "ma il romanzo sta finendo, la poesia visiva uffa, anche la pittura" "sì, come Gruppo 70 stiamo noleggiando dei piccoli aerei che getteranno sulle città dei manifesti di poesia visiva e di contestazione" , detto in diretta. Dopo un po' arriva giù il Conte Valmarana, grande e importante direttore della Rai di allora che disse "disgraziati, cosa avete fatto, adesso gli editori non ci manderanno più i libri e la pubblicità verrà a mancarci anche da parte della moda". Era veramente bello poter fare queste cose in diretta, oggi vai lì e sono cose striminzite - anche se io oggi non ci vado più perché non me ne frega niente- ma fino a tutti gli anni Novanta ho fatto trasmissioni in diretta molto interessanti. Con Radio 1 c'era una trasmissione in cui c'erano dei temi che anticipavano quello che è successo oggi sull'arte virtuale, l'arte dei nuovi media, la computer art, l'arte programmata, quella roba lì che è venuta fuori oggi. Non si facevano le trasmissioni radiofoniche da vedere, la radiovisiva. All'epoca si poteva fare, nei primi anni Settanta uno saliva le scale della Rai di Viale Mazzini e... ah, fra l'altro io ho conosciuto Maurizio Costanzo perché la Rai aveva fatto dei miei drammi sperimentali, chiamiamoli così, che in pratica erano fatte con un ammasso di puntate precedenti e dei dialoghi presi dai fumetti, e dai fotoromanzi.

R.P.: In che anno questo?

L.P.: Dunque, fine anni Sessanta primi anni Settanta. Era una cosa che si chiamava Oscena, oscena (...) ed era così piaciuta che ogni tanto la davano dandomi soldi. A un certo punto -poi ne ho fatte altre Caos sintetico (...) riprendendo cose sperimentali che alla radio andavano- "c'è un giovane che sta facendo delle cose interessanti, dovresti vederle", questo giovane si chiamava Maurizio Costanzo e faceva delle commediole allora. Ti dico cose che puoi trovare nero su bianco, te le racconto e potrebbero apparire paradossali, ma ti giuro che son vere.

R.P.: Ma ci credo, sono assolutamente convinta.

L.P.: Ti dico, da quegli anni ad oggi siamo cambiati in maniera così drammatica, forse in peggio, per cui anche i nostri amici filosofi del movimento si stanno domandando teoricamente questa cosa, come mai stanno succedendo queste reazioni e stanno succedendo perché i media e i mezzi di comunicazione di massa, da una mediazione temporale che si è accorciata ed è più difficile fare operazioni tipo di respingere al mittente la merce, devi fare la guerriglia semiotica, però si può fare ma non ti dico come.