Intervista a Luca Patella



Riflessioni su Dante e Diderot


Patella racconta dei suoi studi su Diderot e Dante, con particolare attenzione a Jacques le Fataliste e al XXVI canto dell'Inferno della Divina Commedia

persone citate: Diderot, Denis; Alighieri, Dante; Patella, Luca; Caterina di Russia; Jung, Carl Gustav; Wilson, Arthur M.; Apollinaire, Guillaume; Rousseau, Jean-Jacques; Foschi, Rosa; Rubens, Pieter Paul; Barozzi, Jacopo da Vignola; Magritte, Renè; Duchamp, Marcel; Cavalcanti, Guido; Ulisse; Voltaire

opere:
Ceci n'est pas une pipe, Renè Magritte

enti e istituzioni:
Calcografia Nazionale

trascrizione:
R.P.: Mi dicevi che volevi aggiungere qualcosa su Diderot e Dante.

L.P.: Sì. Revolution Patella, da Denis Diderot a Luca perché penso che -saltiamo un momento Dante e andiamo a Diderot- questi personaggi si sono resi conto della psicologia e del condizionamento psicologico. Jacques le Fataliste, ho lottato molto con me stesso per capire se questo romanzo di Diderot del 1773, perché lo voleva dare a Caterina di Russia per cedere la sua biblioteca e dotare la figlia Angélique di una dote, e ci è riuscito, meglio di Voltaire. Probabilmente in carrozza scriveva questo romanzo strampalato in cui racconta, perché quelli sono gli anni della nascita del romanzo ma Diderot lo contesta, ci scherza, e allora dice "lettore, ora che Giacomo e il suo padrone sono andati a letto vieni qua che ti racconto delle cose io". Avevo un po' il sospetto che si potesse leggere psicologicamente questo romanzo, poi ci sono stato sopra dagli anni Settanta agli anni Ottanta, diciamo dieci anni per farla breve, mi sono convinto e ho pubblicato un libro e ho fatto un'azione strepitosa.

R.P.: Cioè?

L.P.: A Montefolle (prende un libro) questa è un'azione del 1984 credo, perché a Montepulciano c'è un festival...non è la prima volta che si proiettavano dei colori, non era una cosa decorativa ma era una cosa inconscia. Questi sarebbero i colori psicologici che attribuisco a Diderot perchè Jung negli anni Venti parla di colori psicologici in tipi psicologici: il giallo è l'intuizione, contrapposto al verde che è la sensazione, il sistema vegetativo, il rosso è sentimento che brucia contrapposto al blu che è il cielo che tutto copre ma non tocca niente. Sentimento, pensiero, sensazione e intuizione. Poi ecco, Giacomo il fatalista e il suo padrone, cavalcano in terre sconosciute, già questo è indicativo, e alla fine arrivano di fronte a un castello enorme su cui c'è scritta questa frase (indica l'immagine del libro), per questo l'ho proiettata sul comune di Montepulciano. ...frase in francese "Io non appartengo a nessuno ma appartengo a tutti, c'eravate prima di entrarci e ci sarete ancora quando ne sarete usciti", sta bene sul comune perché lì c'è anche l'anagrafe. Ma qui si trattava di fare una foto quando da queste finestre uscivano i trombettieri che annunciavano la partenza del festival, allora stavo su delle gradinate, un po' traballanti, allora con l'Hasselblad -non digitale, 6x6- e con un cappello ho fatto un'esposizione di 1 o 2 secondi e ho azzeccato perfettamente, eccola là. Diderot, in questo romanzo pazzo, racconta tutte cose strampalate, molto belle e ironiche che a un certo momento, andandole a mettere in fila -a pagina mi sembra 81 del mio saggio ho elencato tutto- ho dato una soluzione e poi sono passato oltre. C'è un'edizione annotata dal punto di vista psicologico, non note al testo. Sono andato a vedere uno dei principali biografi di Diderot, Wilson, che raccontano di dodici anni dedicati all'Encyclopédie che era mettere il sapere umano a disposizione di tutti, razionale e sociale. Si dice che noi siamo gli eredi degli Illuministi e dell'Encyclopédie, sì in parte è vero ma Diderot era molto più intelligente, tanto intelligente da fare lo scemo e chiudersi la bocca. A un certo punto, dopo aver dedicato dodici anni all'illustrazione- come si fa un chiodo, un tavolo, con tutti gli illustratori che usavano il bulino- l'Encyclopédie è conclusa e così lui può diventare poeta, scrittore, scartabellare la faccia nascosta. Per dodici anni Diderot si è dedicato all'Encyclopédie pazzamente, razionalmente, socialmente ma come comincia Jacques le fataliste? Jacques e il suo padrone, che vanno in queste terre sconosciute, vanno in una locanda e arrivano dodici briganti che li imprigionano ma a un certo punto Jacques riesce a liberarsi, allora gli anni dell'Encyclopédie, che erano terribilmente imprigionanti per Diderot da un punto di vista razionale e sociale, finiscono. ….Duchamp dice che Apollinaire, il poeta, è stato verniciato, bisogna sverniciarlo ….. Ma allora mi sono chiesto, Diderot ha messo in cifra la sua vita, come Rousseau che io amavo moltissimo, ha fatto Le confessioni e le ha scritte coscienzialmente, si ha scritto la sua vita ma la gestisce un po'. Diderot ha questa intelligenza di farsi scemo e raccontare scemenze e tutte queste cose corrispondono alla vita, io di questa cosa mi sono convinto e ci ho scritto un libro, c'è pure un riassunto. Per esempio c'è una poesia in francese perché era un viaggio fatto ad Anversa mentre mi autofotografavo continuamente con Rosa e il catalogo della mostra, arrivato ad Anversa faccio un'analisi proiettiva mentre mi auto fotografo e mentre parlo, lì ci sono molti personaggi noti, poi giro per la città, la casa di Rubens. Qui ecco si può vedere qualche autofoto, proto selfie, qui mi fotografo di fronte al mare, poi in campagna, Rosa ed io mentre camminiamo e scatto questi proto selfie, poi vado di fronte a San Biagio ai piedi di Montepulciano. Ho montato alcuni rullini che usciranno grandi così (indica il foglio) perché il prossimo libro sarà di duecento pagine grandi così, di immagini e di poesie. Qui mi tengo un po' alto per non mostrare le sommità delle automobili che danno un po' fastidio, qui invece delle strusciate, eravamo a Via Panisperna, '66. Qui mi autofotografo in un'altra macchina dove colgo me stesso e il cielo, poi di qua ci sono io spettinato con il cielo e una chiesa del Vignola, a Montepulciano. Qui ho la macchina fotografica così e vado alla Calcografia, comincio a inchiostrare e stampare, questa incisione so quale è quindi mi autodocumento in atto. Di queste ci sono anche foto a colori mentre mi autofotografo e giro ad Anversa.

R.P.: La poesia in francese cos'è?

L.P.: È un pezzettino, dice che tutta questa stazione è una stazione di provincia in cui ci fermiamo Rosa ed io che viaggiamo, oppure ero io solo non lo so, e vedo una ragazzina che stava lì meravigliosa, incredibilmente bella, stava vicino al termosifone. Chissà che questa ragazzina non fosse l'altra parte inconscia, Jung dice l'inconscio maschile è femminile e viceversa, poi la cosa è più complessa. Sì qui ci sono molte poesie para erotiche. Lì sopra potete vedere delle pipe, Magritte ha fatto un quadro, come tu sai bene, che si chiama Ceci n'est pas une pipe una pipa con scritto sotto "questa non è una pipa" e anche un filoso francese lo ha analizzato -cosiddetto filosofo ma io preferisco chiamarlo psicologo- ma io qui immagino, ho fatto anche una gazzetta con un uomo alto che non capiva né Duchamp né Magritte.
La Vita nuova come Jacques le fataliste è un altro esempio meraviglioso, non solo di forma conscienziale -poesie messe insieme alle prose, e analizza i fedeli di amore. Questi fedeli di amore, una congrega di artisti e poeti, si mandavano le visioni e le poesie da interpretare; per esempio Dante sogna che Beatrice gli viene portata avvolta in un manto rosa, piccolina, da un signore di pauroso aspetto e Dante deve dare a Beatrice il suo cuore fiammeggiante da mangiare, Beatrice nega e allora il signore prende e la porta verso l'alto, è una rimozione verso l'anno. Allora Dante racconta a un fedele di amore, che era Guido Cavalcanti suo grande amico e poeta, gli racconta questo sogno e Guido, nonostante il signore se la porti via dice "hai visto a mio parere una cosa grandissima". In quel libro ci ho messo quel nudo di donna, ci si affaccia e si vede una Beatrice nuda e avvolta in un drappo sanguigno.
In Dante per esempio Ulisse, arrivato proprio lì per sboccare alle Colonne di Ercole dice: "O frati", dissi "che per cento milia perigli siete giunti a l'occidente, a questa tanto picciola vigilia dì nostri sensi ch'è del rimanente, non vogliate negar l'esperienza, di retro al sol, del mondo senza gente. Considerate la vostra semenza: fatto non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza". Li miei compagni fec'io si aguti, con questa orazion picciola, al cammino, che a pena poscia li avrei ritenuti; e volta nostra poppa nel mattino, dei remi facemmo ali al folle volo, sempre acquistando dal lato mancino". Qui Dante sapeva bene che andando in giù cambiava il cielo, allora la rotondità della Terra l'aveva capita, poi vede una montagna alta e bruna, "quando n'apparve una montagna, bruna per la distanza, e parvemi alto tanto quanto veduta non avea alcuna" quella era la montagna del Purgatorio ma a quel punto "Tre volte il fè girar con tutte l'acque; a la quarta levar la poppa in suso e la prora ire in giù, com'altrui piacque, infin che 'l mar fu sovra noi richiuso".

R.P.: Grazie Luca.

L.P.: Grazie a te.