Intervista a Luisa Gardini



Gli anni del liceo artistico a Ravenna


Pensando agli anni in cui ha frequentato il liceo artistico di Ravenna, Luisa Gardini ricorda il modo in cui il professore di figura disegnata, Luigi Varoli, aveva saputo supportarla nell'individuazione del suo segno: rapido e non analitico.

soggetti:
formazione

persone citate: Varoli, Luigi [insegnante] ; Jacopo Robusti (Tintoretto) [artista]

trascrizione:
E.G.: Prima di questo volevo chiederle: com'è stata per lei l'esperienza di questo liceo artistico che, pur essendo in provincia ha la lungimiranza di farvi fare queste visite a Venezia, a Roma? Quale impatto ha avuto?

L.G.: Beh, fondamentale! Anche perché c'era la possibilità di vedere queste cose con una mente anche un po' preparata alla libertà di lavoro, grazie a un insegnante di figura disegnata. Al liceo per 2 ore alla mattina, tutti i giorni - compreso il sabato - riproducevamo il modello, ossia una persona che faceva da modello, disegnando con la matita su un foglio. Si sapeva che era un esercizio di tipo accademico. Classico disegno con il…

E.G.: … carboncino?

L.G.: No, con la matita e il tratteggio. Questo è il discorso! Proprio classico disegno accademico. Volevo sottolineare che io, entrata al liceo artistico un po' per caso, senza sapere quanto sarei stata in grado di fare, ho avuto la fortuna di avere questo insegnante di figura disegnata che - ci tengo a ricordare - si chiamava Luigi Varoli. Aveva la particolarità di volerci far sentire liberi nel lavoro. "Prima cosa: se non avete voglia di lavorare, non lavorate. Lavorate solo se ve la sentite, se vi piace farlo".
Esigeva un orario perfetto, ma potevamo passare le due ore senza far niente. Con questo ci faceva capire che era importante lavorare un po' ispirati, con la voglia di farlo. E quando lui si accorge che io ho un segno rapido, non analitico, che il disegno con il tratteggio per me è un impedimento, mi libera da questo fardello e mi dice: "Non si preoccupi, - allora si dava del Lei - Lei disegni direttamente a mano libera, senza il supporto del tratteggio". Lui si accorgeva che il ritmo cambiava per me. Il tratteggio non corrispondeva al mio ritmo e il lavoro non veniva bene. Lui voleva soltanto che io mi sentissi a mio agio mentre lavoravo e diceva: "Guardi, i disegni del Tintoretto". Diceva che il mio segno aveva delle affinità con l'andamento del segno del Tintoretto. Insomma, sono dei paragoni enormi, ma non è che si trattasse di qualità, ma di "maniera": "alla maniera del Tintoretto", con quel tipo di…

E.G.: … quel carattere.

L.G.: Sì, quel carattere.

E.G.: velocità…

L.G.: Sì, velocità. Tipo di segno, se vogliamo.
In realtà, il mio grande bagaglio era questo. Sapevo di poter lavorare in autonomia e decidere gli spazi, senza essere obbligata a qualcosa di scolastico. Sono stata obbligata solo il giorno dell'esame di maturità. Mi hanno chiesto se per favore…

E.G.: …derogava a questo.