Intervista a Luisa Gardini



Il corso di Bianco e Nero all'Accademia di Belle Arti di Roma


Luisa Gardini descrive il corso di Bianco e Nero, tenuto da Toti Scialoja all'Accademia di Belle Arti di Roma a partire dall'autunno del 1957. L'insegnamento condotto dal professore e la frequentazione, da lui promossa, di altri artisti di altissimo profilo internazionale (Alberto Burri, Afro Basaldella, Willem de Kooning, ecc.), consentono ai suoi studenti di avere degli stimoli, inconsueti per l'epoca, ma fondamentali per la loro formazione.

persone citate: Scialoja, Antonio (Toti) [docente di Bianco e Nero all'Accademia di Belle Arti di Roma] ; Rivosecchi, Mario [Docente di Storia dell'Arte all'Accademia di Belle Arti di Roma] ; Guerrisi, Michele [Direttore dell'Accademia di Belle Arti di Roma] ; Mondrian, Piet [artista] ; Rothko, Mark [artista] ; Pollock, Jackson [artista] ; Cézanne, Paul [artista] ; Van Gogh, Vincent [artista] ; Pascali, Pino [studente di Bianco e Nero all'Accademia di Belle Arti di Roma e artista] ; Burri, Alberto [artista] ; Calder, Alexander [artista] ; de Kooning, Willem [artista]

enti e istituzioni:
Accademia di Belle Arti di Roma

trascrizione:
E.G.: Però il '57 è anche l'anno in cui lui passa all'insegnamento di Bianco e Nero, che è poi effettivamente l'occasione, nell'ambito delle mura accademiche, in cui Lei può effettivamente seguirne le lezioni.

L.G.: Sì, oltre che andare allo studio. Certo! Allora, lì divento la sua allieva anche in un modo più ufficiale.
Qui si respirava un'aria da una parte di grande libertà, ma ci sentivamo anche un po' come un gruppo quasi nascosto, che operava in semi-clandestinità.

E.G.: Perché Bianco e Nero non portava a un diploma? Era un corso libero.

L.G.: Era un corso libero.

E.G.: Tutti potevano accedere.

L.G.: E che Scialoja si inventa e chiama così, ed era complementare…

E.G.: …ai vari indirizzi.

L.G.: Sì. A ciò che si poteva avere dall'Accademia. Proprio quello che mancava! E devo raccontare un episodio per spiegare questo senso di chiusura, di soffocamento.
Il professore di Storia dell'arte ci portò in visita alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna, alla mostra di Mondrian, e dopo fu chiamato dal Direttore e rimproverato per questo gesto di "insubordinazione". "No, queste cose non si fanno!"
E allora qui c'è poco da spiegare. Si capisce tutto! Eravamo dei "carbonari".
Poi ci sono state altre mostre belle alla Galleria Nazionale: Rothko, Pollock, ecc. Quindi si è aperta una grande visione su Roma che era come un angolo della Terra rinchiuso, dove era difficile sapere le cose. Sembrava di essere veramente in provincia. Le notizie passavano, ma erano così filtrate che si perdevano. Erano come degli echi sul contemporaneo, sulla pittura contemporanea. E lì Scialoja ci indirizza all'Action Painting. A parte, ovviamente, il Surrealismo, Cézanne, Van Gogh e anche l'arte russa. Poi c'era tutto il teatro russo, ecc.

E.G.: E quindi le lezioni di Bianco e Nero come si svolgevano? C'era un coinvolgimento degli studenti? C'era una partecipazione che lui richiedeva o erano molto dominate dalla sua personalità da istrione?

L.G.: Direi che erano estremamente dominate dalla sua personalità. Si andava lì per sentire quello che diceva, più che per fare. Per poter imparare da lui, per avere un po' più di sicurezza sulla strada da percorrere. Per avere delle certezze, insomma.
Io ricordo che l'aula era piccola, angusta, non bene illuminata, quasi segreta. E tanto più preziosa rispetto a tutte le altre aule immense dell'Accademia. Scialoja era riuscito a ottenere questo spazio che poi arricchiva delle sue conoscenze, e ci rendeva complici di tutto ciò. Ciascuno poi raccontava le proprie esperienze e, in particolare, ricordo un momento: Pascali quando parlava di certe sue combustioni e le raccontava con tanta enfasi e senso di soddisfazione.
In più Scialoja ci faceva incontrare gli artisti che si potevano incontrare a Roma, come Burri e Afro e Calder, de Kooning, ecc.

E.G.: Soprattutto quelli che era più nella sua cerchia di amicizie, di contatti.

L.G.: Quelli che erano di passaggio a Roma. E questo anche in tempi diversi. Per esempio, se non sbaglio, de Kooning è venuto due volte a Roma, in tempi abbastanza lontani. E anche Rothko è venuto più volte.