Intervista a Luisa Gardini



L'amore per la musica


Luisa Gardini parla della sua passione per la musica, manifestatasi a partire dalla scoperta del jazz, avvenuta durante gli anni del liceo. L'artista si sofferma poi su Bix Beiderbecke e Gioacchino Rossini, e sui motivi che l'hanno spinta ad associare i nomi di questi due grandi musicisti in occasione di una sua mostra personale.

soggetti:
Musica; Jazz

persone citate: Beiderbecke, Bix; Rossini, Gioacchino

opere:
Petit Messe Solemnelle, Luisa Gardini

trascrizione:
E.G.: All'amore per l'arte si è sempre combinato l'amore per la musica. Vi sono diverse opere che rivelano omaggi a musicisti, come ad esempio la "Petit Messe Solemnelle", che è evidentemente dedicata a Gioacchino Rossini. Ci vuole parlare dell'origine di questa sua passione e di come si lega al suo lavoro?

L.G.: Si è legata al lavoro a un certo momento, non subito. Anche utilizzando dei titoli.
La passione per la musica, in modo un po' consapevole si è manifestata nel momento in cui, a 16 anni, ho scoperto il jazz - quando ancora era poco noto in Italia - trovando dei dischi di un cugino di più di dieci anni maggiore di me, e che quindi aveva già da tempo comprato dei vinili. Lì scopro dei nomi a me totalmente sconosciuti, come Luis Armstrong, Duke Ellington, e Bix Beiderbecke, il quale in particolare attira la mia attenzione. Ho voluto fare mia tutta questa musica nuova, e mio cugino mi regala tutti questi dischi: erano una ventina. Ne ho ancora alcuni, mentre altri si sono rovinati in un trasloco. In particolare ho ascoltato in maniera ossessiva Bix Beiderbecke, perché aveva un suono, una sonorità così diversa dagli altri, che mi sembrava più inventata, più imprevedibile anche nelle chiusure musicali. Lui chiudeva improvvisamente, così come cominciava improvvisamente. E qui c'era una mescolanza vera tra la musica africana e la musica europea, perché lui era di origine tedesca. Poi lui non sapeva leggere la musica. Era un vero cane sciolto. Un vero ribelle. Non voleva studiare musica e ascoltava la musica dei neri di nascosto, a Chicago. Lui si è fatto una cultura di primo piano, poi finalmente si è messo a suonare. Allora questa musica nuova mi ha totalmente invaso e l'ho ascoltata in maniera compulsiva quando facevo gli ultimi anni del liceo, ma nessuno dei miei amici la voleva ascoltare. Sapevo che in zona c'erano degli appassionati con delle collezioni incredibili, anche personaggi che avevano un po' più anni di me, come mio cugino, quindi della seconda metà degli anni Venti, inizio anni Trenta. Poi ho scoperto che nel 1925 c'era una band a Lugo di Romagna dove suonavano dei musicisti del posto. L'ho trovato in un libro che parla di un editore di Lugo. Questo editore suonava il violino in questa band. Adesso non ricordo il nome della band, ma c'era scritto "jazz band". Era il ‘25, quindi gli anni stessi in cui Bix Beiderbecke suonava a Chicago. Questa cosa mi ha molto incuriosita: il fatto che contemporaneamente fosse filtrata questa musica in provincia.
Quindi Lugo di Romagna è un luogo dove la musica è stata molto coltivata e dove, guarda caso, Rossini arriva verso i dieci anni e viene istruito da due preti, due monsignori che conoscevano benissimo la musica tedesca - Hayden e Mozart - e che insegnano a questo bambino in particolare questo tipo di musica. Poi lui si sviluppa come sappiamo. Allora, quando è venuta l'occasione di dover fare una mostra omaggio, ho pensato a Rossini, ma ho pensato che non potevo non metterci Bix Beiderbecke, perché c'erano troppe coincidenze - chiamiamole così - anche se in tempi e luoghi diversi. Dunque li ho associati, anche perché quando ho cominciato ad ascoltare e scoprire Rossini (questo forse quasi a quarant'anni), l'ho ascoltato nella stessa maniera compulsiva con cui ho ascoltato Beiderbecke. Quindi non so con il lavoro che nesso ci sia. Il nesso è che ho ascoltato questi due musicisti con lo stesso bisogno, diciamo così. E tutt'ora ascolto musica. Ho i miei filoni di preferenza, ma non sono così approfondita nella materia.