Intervista a Luisa Gardini



Riflessioni sul colore in rapporto al gesto


Luisa Gardini si sofferma sulla delicata relazione intercorrente fra colore e gesto, chiamando in causa non solo il suo lavoro, ma anche le sperimentazioni condotte da Pollock con la tecnica del dripping e da Matisse con i papier découpé.

soggetti:
dripping; papier découpé; colore; gesto

persone citate: Pollock, Jackson; Matisse, Henri

trascrizione:
E.G.: In molti suoi lavori si può osservare l'impiego di una gamma cromatica ridotta. La monocromia o la bicromia però mi sembra che, in particolare negli assemblage, enfatizzi la qualità materica delle diverse superfici impiegate, o del loro diverso trattamento. Cosa ne pensa?

L.G.: Anche in questo caso penso all'approccio con la pittura a scuola, penso alla tavolozza. Quando si era al liceo artistico si usavano gli acquarelli. Il rapporto con l'olio è cominciato all'Accademia, ma io vedevo che mescolando i colori, se il gesto non era corretto, il colore si rovinava. La possibilità di usare bene il colore era molto legata al gesto. E in un certo momento ho dato predilezione al gesto più che al colore. Il colore è diventato un supporto - avendo anche in sé una propria materia definibile (come un foglio colorato) - a qualcosa di disegnato. Con "disegnato" io voglio dire anche le forme. Ma mi viene in mente anche una cosa: Matisse, quando faceva i papier découpé, prima colorava i fogli e poi li ritagliava e ci disegnava sopra. Quindi imponeva un segno al colore. Il colore era una base di partenza. Questo era importante, come il dripping di Pollock. Pollock usa un colore alla volta, lo sovrappone, ma non è che ci disegna sopra, non lo tocca con le sue mani, è solo puro gesto.