Intervista a Luisa Gardini



Gli artisti più affini e frequentati


Luisa Gardini ricorda la frequentazione degli studi di Jannis Kounellis e di Pino Pascali, nonché la passione per Alberto Burri, che condivideva con Claudio Cintoli. Più ampio spazio viene concesso alla figura di Cy Twombly. Non manca poi di menzionare, oltre ai fondamentali insegnamenti di Toti Scialoja, anche l'amicizia con alcuni dei suoi ultimi allievi (Nunzio, Marco Tirelli, Gianni Dessì). In chiusura si sofferma sulla sua fascinazione per la pennellata di Willem de Kooning, lo spazio pittorico di Arshile Gorky e la materia di Burri.

persone citate: Scialoja, Antonio (Toti); Twombly, Cy; Kounellis, Jannis; Stocchi, Gabriele; Cintoli, Claudio; Pascali, Pino; Burri, Alberto; Di Stefano, Nunzio; Tirelli, Marco; Dessì, Gianni; Gorky, Arshile; de Kooning, Willem; Picasso, Pablo

trascrizione:
E.G.: Ultima domanda: volevo sapere quali sono stati gli artisti - a parte Scialoja e Twombly, che abbiamo ampiamente nominato - che ha frequentato maggiormente e sentito più vicini nei vari momenti della sua vita. Per esempio, fra i compagni d'Accademia ha fatto i nomi di Pascali e Kounellis. Oppure la nuova generazione di pittori e artisti attivi a Roma. Penso a Tirelli e Nunzio, i quali hanno scritto due testi per lei.

L.G.: Qui si mescola l'amicizia con il lavoro e diventa una cosa ulteriormente complessa. Posso dire che da giovanissimi andavamo più in gruppo e man mano il gruppo si è disciolto. Andavamo a trovarci nei rispettivi studi e io ricordo il primo studio di Kounellis, dove c'era già il pappagallo e la margherita con la fiamma ossidrica e il grande studio di Pascali in un garage oltre il Vaticano con tantissime sculture di tela bianca o grezza, tutte riproducenti gli animali… allora erano quasi tutte grezze. E la frequentazione di Twombly che è stata tra gli anni Sessanta e Settanta. Visitavamo i nostri rispettivi studi e andavamo anche in giro per il Lazio, perché Cy cercava una casa in campagna. Lui non guidava, per cui Gabriele, io e Cy abbiamo girato il Lazio per trovare un edificio che lui volesse comprare per andarci a lavorare, che non fosse in città. Mi ricordo che all'inizio degli anni Settanta lui mi disse: "Qui ci vuole un altro Picasso. Abbiamo bisogno di un altro Picasso. Io sono stanco di questo ghetto". E sentiva come se a Roma in quel momento - negli anni Settanta - non ci fosse più niente. Queste due cose le ha dette quasi contemporaneamente. Poi ha sentito il bisogno di vivere fuori Roma, evidentemente per trovare il proprio lavoro. Infatti così è successo.

E.G.: Invece con Cintoli siete stati compagni d'Accademia?

L.G.: Lui ha frequentato pochissimo l'Accademia, poi è sparito. Forse subito dopo è andato in America, poi è ritornato. E quindi lui l'ho visto in maniera assolutamente molto sporadica. Mi ricordo che incontrandoci in Accademia lui diceva: "Ah, Burri, Burri mi fa impazzire". Quindi, insomma, cosa ci stavamo a fare lì?

E.G.: Quindi condivideva questo senso un po' di oppressione.
E invece questa più giovane generazione?

L.G.: Sì, si può dire che il gruppo di San Lorenzo è l'ondata, successiva degli allievi di Scialoja che sono divenuti poi dei nomi conosciuti. Allora Nunzio, Tirelli - da lei nominati - sono gli artisti che ho visto e frequentato di più rispetto agli altri allievi di Scialoja. Anche Gianni Dessì. E devo dire che c'è questa particolarità: tutti gli allievi di Scialoja non hanno utilizzato la sua maniera per lavorare e questa è una cosa molto interessante. Vuol dire che lui non parlava mai di maniera, parlava di ben altro, parlava di invenzione e del bisogno di essere originali e della qualità. Scialoja parlava molto sulla qualità. E devo dire un'altra cosa: se c'è un artista che mi ha particolarmente colpita per primo direi de Kooning, probabilmente per la sua pennellata, il suo gesto; poi Gorky, per lo spazio che utilizzava nel quadro, anche negli ultimi lavori, dove usa l'olio estremamente diluito, come fosse un acquarello… quindi inventa veramente e sperimenta con grandissima libertà. Burri - l'ho già detto - per la materia. Scialoja rimane come un pensiero sull'arte che ci ha inculcato e non ci lascia più: la ricerca della qualità.