Intervista a Luisa Gardini



Le sperimentazioni con la ceramica


Luisa Gardini parla delle riserve che aveva nei confronti della lavorazione della ceramica e di come le abbia superate nel 2009, grazie alla conoscenza di Davide Servadei. Da quel momento ha avuto inizio la felice collaborazione con la Ceramica Gatti di Faenza e una lunga serie di lavori realizzati sperimentando anche con tecniche come la fotoceramica.

soggetti:
ceramica; fotoceramica

persone citate: Servadei, Davide

trascrizione:
E.G.: Poi, dal 2009, la lunga lista dei medium da lei utilizzati ha visto l'ingresso della ceramica. Com'è nato questo nuovo interesse e l'occasione per misurarsi con esso?

L.G.: Mah, devo dire che l'idea di far ceramica mi è stata suggerita. Io trovavo estremamente scomodo dover andare fuori dal mio studio a lavorare. Io non è che avessi il forno ecc. Questi tempi lunghi, il "vado e torno", mi sembrava che non fossero legati al mio modo di essere, però ho voluto provare. Avevo conosciuto Davide Servadei, della ceramica Gatti, che subito si è mostrato disposto a farmi lavorare da lui. In fondo si arrivava a Bologna abbastanza presto, poi un piccolo tratto per arrivare a Faenza. Ho provato e mi è piaciuta l'immediatezza che la ceramica ti dà. Non solo, ma affidare al forno il prodotto finale, era un atto liberatorio, perché si dava al forno un'attività di finitura, una conclusione, che a volte io non sentivo. Gli affidavo questo potere che mi liberava, mi tranquillizzava. Poi io tornavo dopo un po' di tempo alla bottega - passavano anche dei mesi - e rivedevo quanto fatto come una cosa nuova, che aveva avuto dei risultati a volte imprevedibili, poiché la quantità di materia, il calore del forno, non potevo dominarli, anche perché erano delle esperienze nuove. Quindi io, non essendo ceramista, non avendo studiato in quel senso, mi trovavo a dover aspettarmi delle sorprese. E questo attirava la mia attenzione in modo nuovo, e mi ha fatto produrre delle cose che altrimenti non avrei prodotto, con una materia nuova e anche con colori nuovi. Quindi sono dieci anni che faccio questo. Mi sembra quasi che sia passato più tempo! Mi è diventato più familiare, e recentemente ho anche lavorato con la fotoceramica, sperimentando anche lì. La fotoceramica implica delle piccole foto su ceramica, mentre io ho provato con delle foto più grandi, utilizzando - come ho utilizzato tante volte - le immagini. Come con la scrittura, tagliata e rimontata a perdere il suo significato iniziale, anche con la fotografia ho fatto questo. Strappi di foto messe sui lavori, o nei frammenti, o negli oggetti chiamiamoli di "scultura". Dire scultura è improprio. A volte bisognerebbe trovare un termine diverso … non lo so… "appoggiature".