Intervista a Paolo Buggiani



Le opere perse a causa del cambio degli studi


Buggiani rievoca le circostanze che lo hanno portato a perdere molte sue opere a causa dei suoi numerosi trasferimenti.

soggetti:
studio d'artista

persone citate: Schifano, Mario [artista] ; Rolli, Alberto [giornalista] ; Cascella, Pietro [artista] ; Barozzi, Paolo [direttore della Galleria Paolo Barozzi, Venezia] ; Rosenquist, James [artista] ; Geldzahler, Henry; Smith, Richard [artista]

trascrizione:
M.R.: Io vorrei ritornare ai tuoi viaggi fra New York-Roma-New York. Tu sei a Roma più o meno dal '68 al ‘78, no?

P.B.: Sono partito perché andavo un po' a Parigi e a Roma. Per questo ho una casa a Isola Farnese. Andavo lì a cena con Pietro Cascella, con altri, poi il pomeriggio ho passato l'arco e ho scoperto che c'era questo paesino medievale e che c'era una casa in vendita e l'ho comprata, non per abitarci, ma per buttarci dentro tutti i quadri. Così dico: "Parto. Qui me li custodiscono gli abitanti". E invece poi c'ha abitato mio fratello. Io ho sempre vissuto in un posto con il desiderio di andare in un altro, poi però mi trovo sempre a tornare a vedere cosa è rimasto. Ho perso tanto di quel lavoro a New York! Ogni volta che lasciavo uno studio portavo via con me le cose piccole trasportabili e lasciavo le cose grandi, pensando di andarle a prendere, poi invece le lasciavo lì. Per questo le plastiche sono poche. Feci una mostra a Venezia da Paolo Barozzi e gli mandai tutte le cose che sono qui.

I.S.: Non ti preoccupavi dei tuoi lavori? Di recuperarli?

P.B.: No, perché ho sempre pensato che li avrei recuperati. Poi ci andavano gli amici a recuperarli. Me ne ha salvati un po' questo carissimo amico Alberto Rolli che aveva la macchina. Io nel '68 sono arrivato e sono tornato dopo dieci anni che stavo a New York e allora gli ho telefonato. Gli ho detto: "Vai a Duane Street, salva quello che puoi salvare". Infatti avevo uno Schifano grande quasi 2 metri. Dice: "Lo Schifano lo abbiamo buttato perché gli avevano levato le cose". Dice: "Ma era sporco perché ci avevano camminato sopra…". "E si pulisce no?" C'avevo una firma di Rosenquist grande così: buttata. Tre o quattro disegni di Richard Smith: buttati. Vabbé. Non ci devo pensare. "C'era uno Schifano che era stato tolto dal telaio? Va bene, lo arrotoli, lo pieghi…".
Schifano era venuto a New York nel 1964, e andavamo in giro con le mie biciclette Atala, una era di mia moglie, l'altra era mia. Viaggiavamo in giro per New York, eravamo i padroni della città.