Intervista a Paolo Buggiani



Amici italiani e statunitensi frequentati a New York


Buggiani ricorda alcuni dei suoi amici frequentati a New York negli anni.

soggetti:
Street art

persone citate: Gambone, Bruno; Orlando, Ruggero; Turcato, Giulio; Cintoli, Claudio; Scarpitta, Salvatore; Berry, William (Bill); Geldzahler, Henry; Rosselli, Auro

trascrizione:
E.G.: Hai avuto modo di entrare in contatto con altri italiani che frequentavano l'East Village? Pensiamo a Corrado Levi, oltre a quelli che portavi tu all'East Village.

P.B.: Ruggero Orlando l'ho portato in giro un po' di volte. Anche Giulio Turcato. Poi c'era Cintoli, che faceva dei quadri interessanti. Lui era venuto a New York dopo aver fatto una grossa decorazione al Piper. Ed era abbastanza bravo, però era un po' succube della Pop Art americana… Poi c'erano altri. Uno si chiamava Gambone, fiorentino. Suo padre era ceramista a Firenze. C'erano diversi italiani, però, io ho sempre evitato gli italiani. Specialmente gli italo-americani. Un altro intelligente era Salvatore Scarpitta. Eravamo molto amici. Infatti lui veniva a darmi una mano a fare i calchi di gesso.

I.S.: E chi erano i tuoi amici? Erano questi italiani?

P.B.: Poi c'era William - Bill - Berry. La prima volta che sono arrivato a New York, prima di trovare lo studio a downtown (quello che era di Mario Schifano), lui mi ha ospitato alla 39esima strada, 6th Avenue, sull'angolo. Proprio quando c'era la fiera mondiale, quella che si vede ancora con il globo. Quella dove Raschenberg ha fatto pagare alla città di New York i suoi silk screen .

I.S.: E altri amici? Altre persone che frequentavi?

P.B.: Sì, c'era Henry Geldzahler. C'era un sacco di gente. Ruggero Orlando l'ho portato nell'East Village dove c'era uno di questi palazzi occupati. Avevano preso tutto un piano di uno di questi palazzi abbandonati e avevano levato il cartongesso. Rimanevano solo i portanti della struttura, delle colonne di ferro o non so di che materiale fossero… Era tutto aperto. Allora io facevo delle cose in 16mm con una Bolex che mi avevano prestato Auro Roselli, il corrispondente de "Il Giorno" a New York. Mi avevano detto: "Chiunque ha una cinepresa venga a girare, ognuno può fare quello che gli pare". Allora i filmati andavano molto di moda. Quindi dico: "Andiamo a vedere, perché lì è interessante".

I.S.: E quando succedeva questo?

P.B.: Questo negli anni '63-'64… No più avanti, era il '67. Era buffo Ruggero Orlando. "Officer". Mi chiamava "officer". Poi l'ho rivisto alla Biennale di Venezia anni dopo, sempre uguale. È morto poco dopo. Era un grande personaggio! Avevo anche altri amici americani, però li ho persi un po' di vista. Tutti quelli della Street Art erano amici miei. Però poi piano piano sono partiti da New York, perché New York è un posto per giovani. Dopo un po', quando non hai più l'energia non la reggi più New York, devi andartene!