Intervista a Paolo Buggiani



Da Parigi a New York


Buggiani ricorda gli artisti e i galleristi con cui era in contatto a Parigi. Accenna poi alla mostra che ha tenuto nel 1958 presso la galleria Glaser-Cordier e all'interesse suscitato dai suoi lavori nel gallerista Paul Bianchini, il quale lo invita a tenere una mostra personale a New York nel 1962. Tale occasione porta Buggiani a compiere il primo viaggio - via nave - oltreoceano, un viaggio questo destinato a ripetersi più volte negli anni a venire.

soggetti:
gallerie

persone citate: Baldaccini, César [artista] ; Clarax-Sérou, Max [direttore della Galerie de Dragon] ; Matta Echaurren, Roberto Sebastián Antonio [artista] ; Severini, Gino [artista] ; Lam, Wifredo [artista] ; Brauner, Victor [artista] ; Bianchini, Paul [gallerista] ; Kennedy, John Fitzgerald [politico] ; Twombly, Cy [artista]

trascrizione:
E.G.: Invece com'è nato il tuo rapporto con Parigi?

P.B.: Lì a Parigi ero un po' amico di César, lo scultore, che mi chiamava "le petit italien". Poi conoscevo Max Clarac-Sérou della Galerie de Dragon, che aveva Matta. Matta all'epoca viveva a Parigi e quando lo sono andato a trovare aveva uno studio relativamente piccolo: sarà stato 7 metri x 7 o 8 x 8, non di più. Aveva dei grandi pezzi di compensato, tutti uguali, su cui erano attaccate con la "staple" le tele dipinte da lui. E quindi aveva un mazzo di questi compensati su una parete: ti faceva vedere il quadro, poi lo portava di là e dietro il compensato c'era un altro quadro.
Poi ho conosciuto Severini, il quale allora credo stesse in un centro italiano di arte. Facevano anche della ceramica.
Wifredo Lam era molto amico mio. Victor Brauner poi l'ho conosciuto tramite Crippa che veniva a Parigi. E Wifredo Lam mi ha presentato alla galleria Glaser-Cordier, dove ho fatto una mostra. In quel periodo è passato da Parigi Paul Bianchini, delle sete Bianchini, che aveva una galleria a New York. Ha visto le mie cose e mi ha invitato a fare una mostra da lui. Per questo sono andato in ottobre con la Queen Mary, attraversando l'oceano. Ci si metteva sei giorni. A metà strada Kennedy ha ordinato alle navi russe che andavano a Cuba a portare degli armamenti, delle cose… di tornare indietro, e li ha minacciati che gli avrebbe tirato la bomba atomica in caso contrario. Io stavo in mezzo al mare e mi sono detto: "Speriamo bene!". Comunque a Parigi non avevo venduto nulla. Avevo venduto un quadro a un amico e un altro a un collezionista che non ho mai saputo chi fosse. Quindi tutta la mostra di Parigi l'ho presa, l'ho messa in una cassa, l'ho portata a Cherbourg e sono partito sulla Queen Mary, che era una cosa orrenda. La Queen Mary era così triste che sembrava "Arsenico e Vecchi Merletti", con gente che sembrava uscita dall'armadio. Suonavano dei valzer, delle cose… Non vedevo l'ora di metter piede sulla terra.

E.G.: Ma quindi la mostra da Glaser-Cordier è del '58, giusto?

P.B.: Sì.

E.G.: Poi, il viaggio negli Stati Uniti?

P.B.: L'ho fatto nel '62. Sì sì. I quadri erano rimasti lì a Parigi, perché chi li riportava indietro? Paul Bianchini aveva visto questi quadri e mi ha invitato. Io in quel momento stavo a Parigi e mi era più facile prendere i quadri della Glaser-Cordier e metterli in una cassa.
Un'altra volta invece, quando ho cominciato finalmente a prendere l'aereo, ho fatto un viaggio con Cy Twombly. Lui m'aveva chiesto se gli compravo un biglietto, perché avevo trovato una stradina dove costavano un po' meno e allora ne ho comprati due: uno per me e uno per Cy. Quando siamo arrivati a New York, avevamo avuto un po' di turbolenze. Allora gli do un colpo col gomito e gli dico, davanti alla polizia: "Ah, finalmente ce l'abbiamo fatta". Un poliziotto m'ha chiesto il passaporto. Allora mi sono messo in ginocchio e ho detto: "Non ho fatto niente!" e Cy Twombly, spaventato dal mio comportamento ha fatto un salto di fianco e ha fatto finta di non conoscermi. Io in ginocchio che imploravo perdono. Poi invece, fuori dall'aeroporto c'era la mia futura moglie che era venuta con una limousine a prenderci e così ci ha portato a New York. Cy Twombly andava a trovare la mamma.